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Il Campionato di Serie A,[1] colloquialmente abbreviato in Serie A e ufficialmente denominato Serie A TIM dall'edizione 1998-1999 per ragioni di sponsorizzazione,[2] è la massima divisione professionistica del campionato italiano di calcio maschile,[3] gestito dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A.[4] Posto sotto l'egida della FIGC, la prima edizione del torneo risale al 1898; l'attuale formula (a girone unico) nacque poi nel 1929. La squadra più titolata è la Juventus, vincitrice del campionato per 36 volte; l'Inter è invece la formazione più presente nel girone unico, avendone disputata ogni stagione. La posizione della Serie A nel ranking UEFA determina il numero delle squadre italiane qualificate per le coppe europee. Al termine della stagione 2020-2021 il campionato italiano occupa il 3º posto nel ranking UEFA, dietro la Premier League inglese e la Primera División spagnola.[5] Nel 2021 si è posizionato al 3º posto della classifica mondiale dei campionati stilata annualmente dall'IFFHS.[6] Formula e regolamento[modifica | modifica wikitesto]La stagione 1929-30 rappresentò il principale spartiacque nella storia del torneo: fu infatti adottata in maniera pressoché stabile la formula del girone unico, con incontri di andata e ritorno, un ulteriore passo in avanti rispetto ai precedenti tre campionati che, pur essendo — in virtù della carta di Viareggio — di fatto professionistici e su base nazionale, erano strutturati su due gironi.[7] Tale regolamento non ha, da allora, subito alcuna mutazione se non per quanto riguarda il numero di squadre: svoltosi principalmente con 16 o 18 squadre, dal 2004-05 (in conseguenza del caso Catania) il campionato accoglie un lotto di partecipanti esteso a 20 formazioni.[8][9][N 2] Il sistema di assegnazione del punteggio prevede 3 punti per la vittoria (a partire dal 1994-95, mentre in precedenza erano 2[10]), un punto a testa in caso di pareggio e nessun punto per la sconfitta.[7] In caso di parità, per la formulazione della classifica finale vengono considerati i seguenti criteri: classifica avulsa (risultati delle gare tra le formazioni interessate), differenza reti degli scontri diretti, differenza reti complessiva, maggior numero di gol segnati, sorteggio.[9] Fino al 2005, in caso di pari punti, era prevista la disputa di uno spareggio per determinare la vincitrice dello scudetto (eventualità verificatasi solo nel 1963-64), l'ammissione alle coppe europee e le retrocessioni; dalla stagione 2005-06 questa regola fu abolita, a favore della sola classifica avulsa.[11][N 3] Dal 2022-23 gli spareggi sono stati reintrodotti per l'assegnazione dello scudetto e le retrocessioni, ma non per l'ammissione alle coppe europee.[12] Al termine delle trentotto giornate, la squadra prima classificata guadagna il titolo di Campione d'Italia, vincendo lo scudetto, ed è ammessa di diritto alla UEFA Champions League.[N 4] Anche le formazioni giunte dal secondo al quarto posto sono qualificate per la fase a gironi della competizione.[13] La quinta classificata e la vincitrice della Coppa Italia[N 5] si qualificano per la fase a gironi della UEFA Europa League. La sesta posizione dà invece accesso al play-off della UEFA Europa Conference League.[9][N 6] Retrocedono in Serie B le ultime tre squadre della classifica, sostituite dalle formazioni promosse dal campionato cadetto.[9] Trofeo e simboli[modifica | modifica wikitesto]Il calciatore Giacinto Facchetti, nella stagione 1966-1967, mostra sulla maglia lo scudetto e la stella. Per tutta la stagione successiva alla vittoria del Campionato, la squadra campione d'Italia può sfoggiare sulla propria divisa lo scudetto (simboleggiante l'affermazione nel precedente torneo). Il suddetto distintivo richiama i colori della bandiera nazionale e ha la forma di uno scudo: la sua introduzione è avvenuta nel 1924-25, quando venne indossato dal Genoa. Dalla stagione 1960-61 il club vincitore viene inoltre premiato con la Coppa Campioni d'Italia, il trofeo ufficiale della Serie A. Nel 1958, da un'idea di Umberto Agnelli, fu deciso di assegnare una speciale stella ai club che avessero raggiunto il traguardo dei dieci successi nella massima serie italiana. Tale simbolo è composto da una stella dorata a 5 punte, cucita sulle divise dei club e solitamente accompagnata allo stemma societario. La Juventus, dopo la conquista del suo decimo scudetto nella stagione 1957-58, fu la prima squadra al mondo[N 7] a fregiarsi sulla maglia di un distintivo commemorativo — e permanente — per una vittoria sul campo; in Italia, venne seguita nei decenni successivi prima dall'Inter e poi dal Milan. I bianconeri, fin qui unici nel calcio italiano, conquistarono poi il diritto a fregiarsi ulteriormente di una seconda e terza stella, rispettivamente, in occasione del conseguimento del ventesimo e trentesimo scudetto. Le attuali società assegnatarie delle stelle in Serie A sono: Storia[modifica | modifica wikitesto]Un'immagine del primo campionato italiano, svoltosi in un'unica giornata a Torino l'8 maggio 1898. Nato nel 1898, i primi due decenni del campionato italiano, ancora caratterizzato da un'organizzazione amatoriale nonché da uno scarso interesse del pubblico,[15] furono segnati dai frequenti successi di Genoa — prima squadra a fregiarsi del titolo di campione d'Italia — e Pro Vercelli,[16] le quali si spartirono gran parte dei titoli. La FIGC ha organizzato sin dalla prima edizione il campionato in piena autonomia, eccezion fatta per la stagione 1921-22: allorché le società non raggiunsero un accordo con l'appena lanciato progetto Pozzo si arrivò alla disputa di due diversi tornei, uno dei quali organizzato dalla CCI. Già dalla stagione successiva, il compromesso Colombo sanò la frattura e permise di riunificare i tornei.[17] Sino alla fine degli anni 20 del Novecento il titolo italiano — che dal 1925, cioè dall'introduzione della patch dello scudetto, per metonimia viene usualmente definito tale — veniva assegnato attraverso gironi plurimi su base territoriale, e successive fasi a eliminazione diretta.[N 8] Dall'edizione del 1929-30 il torneo si svolge invece secondo la formula del girone unico (già fugacemente sperimentata nella stagione 1909-10), prendendo al contempo la denominazione di Serie A, che mantiene sino a oggi.[N 9] L'entrata negli anni 30 fu uno spartiacque nella storia del calcio tricolore, sia sul piano sportivo, sia soprattutto sociale: all'inizio di un'epoca segnata dalle affermazioni pressoché costanti delle «tre grandi»[22] — in primis la Juventus, la squadra più titolata d'Italia, seguita nell'albo d'oro dall'Inter, l'unica sempre presente in massima serie, e dal Milan —, si aggiunse infatti un sempre maggiore seguito da parte di tifosi e mass media, facendo definitivamente del calcio lo sport nazionale italiano, soppiantando il ciclismo.[15] A contrastare non episodicamente il dominio dell'asse milanese-torinese sono state, limitatamente al periodo interbellico e al secondo dopoguerra, il Bologna e l'altra torinese, il Torino. Nei decenni seguenti, oltre a rossoblù e granata, altre realtà come Fiorentina, Lazio, Roma — a suo tempo la prima squadra del Centro-Sud a rompere l'egemonia nordista in campionato, nell'edizione 1941-42 — e Napoli hanno ciclicamente iscritto i propri nomi nell'albo d'oro della massima divisione, senza tuttavia dare continuità alle loro vittorie;[23] ancor più rari sono stati gli exploit di club tradizionalmente lontani dal calcio di vertice, come Casale e Novese (questo ultimo, nella controversa stagione del sopracitato «scisma» tra FIGC e CCI) agli inizi del XX secolo, e Cagliari, Verona e Sampdoria nella seconda metà del Novecento. La Juventus è il club più titolato d'Italia, con 36 scudetti dal 1905 (sopra) a oggi. Sul piano della competitività, la scelta della Lega Nazionale Professionisti di bandire l'ingaggio di giocatori e tecnici dai campionati esteri, dopo la disfatta della nazionale al campionato del mondo 1966 in Inghilterra, portò a posteriori al periodo di maggiore appannamento della Serie A; una situazione ulteriormente aggravata, quattordici anni più tardi, dal primo, grande scandalo scommesse. Tale fase negativa si protrasse fino ai primi anni 1980,[24] quando il massimo campionato italiano scivolò, nella stagione 1981-82, al dodicesimo posto nel ranking europeo, dietro a tornei generalmente considerati di secondo piano come quelli di Belgio, Unione Sovietica, Germania Est e Cecoslovacchia.[25] Inversamente, la Serie A toccò il suo apice, in termini di lustro e visibilità, a cavallo degli anni 80 e 90:[26] l'elevato tasso tecnico delle formazioni, arricchite peraltro qualitativamente dalla cosiddetta «riapertura delle frontiere» agli stranieri,[27] e la regolarità di buoni risultati nelle coppe europee[28] — che raggiunse il culmine nella stagione 1989-90, con la storica conquista di tutte e tre le maggiori competizioni confederali da parte di club italiani —, portò la massima serie italiana a occupare per varie stagioni il primo posto del ranking continentale;[29] uno status legittimato nella stagione 1997-98, quando la Serie A arrivò a qualificare un record di ben nove formazioni alle coppe europee. Pur perdendo il succitato primato a partire dalla seconda metà degli anni 2000,[30] per via di varie problematiche strutturali legate all'ambito sia tecnico[30][31] sia extracampo,[30][32][33][34] da allora la Serie A si mantiene tra i maggiori campionati d'Europa assieme a quelli di Germania, Inghilterra e Spagna. Le squadre[modifica | modifica wikitesto]Sono 68 le squadre ad aver preso parte ai 91 campionati di Serie A a girone unico che sono stati disputati a partire dal 1929-1930 fino alla stagione 2022-2023 (della quale si riportano in grassetto le squadre partecipanti):
Albo d'oro[modifica | modifica wikitesto]Di seguito è riportato l'albo d'oro del campionato italiano di calcio. Dal 1898 a oggi il campionato è stato vinto, almeno una volta, da sedici squadre diverse, ma solo dodici di queste sono diventate "campioni d'Italia" dall'introduzione del girone unico nel 1929-1930. Primati della Serie A[modifica | modifica wikitesto]Media spettatori[modifica | modifica wikitesto]Di seguito un diagramma a barre che mostra la media degli spettatori negli stadi di Serie A dalla stagione 1952-1953 alla 2020-2021, la quale si è svolta a porte chiuse a causa della pandemia di COVID-19. Aspetto mediatico[modifica | modifica wikitesto]A partire dalla seconda metà degli anni 1990, l'organizzazione del campionato ha risentito — in maniera talvolta pesante — della concorrenza televisiva.[35] L'influsso dei mass media ha avuto ripercussioni principalmente sul calendario della Serie A, arrivando talora a intaccarne anche gli orari di gioco.[36] Sin dalla nascita del girone unico, era infatti tradizione che le partite si disputassero in contemporanea nel pomeriggio della domenica — con il fischio d'inizio in orario variabile, dalle 14:30 nei mesi più freddi alle 16:30 nei periodi più caldi —; una prassi consolidatasi nel secondo dopoguerra, grazie alla sopraggiunta copertura radiofonica di Tutto il calcio minuto per minuto.[37] Il calendario del torneo era rapportato a quello delle manifestazioni continentali, programmate generalmente al mercoledì prima di venire estese dal martedì al giovedì.[38] La quantità di formazioni partecipanti alla massima categoria, inoltre, rendeva più "snello" il programma stagionale consentendo l'avvio del campionato financo in autunno.[39] Venivano inoltre rispettate l'incombenza di festività religiose come il Natale e la Pasqua, e la sovrapposizione con gli impegni della nazionale,[40][41][42] in coincidenza dei quali il campionato era solito osservare una sosta nel fine settimana precedente o successivo.[43] Dall'inizio del III millennio, il crescente potere delle televisioni ha de facto imposto un nuovo format alla Serie A: la partenza è fissata stabilmente nel mese di agosto,[39] mentre sono numerosi i turni infrasettimanali.[44] Per quanto riguarda gli orari, sono divenuti una consuetudine gli anticipi al venerdì e sabato nonché i posticipi del lunedì:[45] di conseguenza viene ridotto il numero di gare in programma la domenica pomeriggio.[46] A causa del calendario affollato e non lineare, risulta peraltro difficile individuare date libere per il recupero di partite eventualmente sospese o rinviate.[47] Loghi[modifica | modifica wikitesto]Dall'edizione 1998-1999[48] la Serie A assume la denominazione commerciale di Serie A TIM, a seguito di un contratto di sponsorizzazione con l'omonima compagnia telefonica.
Pallone ufficiale[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]Esplicative[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Videografia[modifica | modifica wikitesto]
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
Quanto dura la Serie A?
Quante giornate mancano alla fine del campionato di Serie A?Per chi si chiedesse invece quante partite mancano alla fine del campionato, attualmente la risposta è 32 visto che è iniziato da poco.
Quante partite in casa Serie A?Quante partite ci sono in Serie A
Il campionato di Serie A per la stagione 2022-2023, prevede 10 partite a giornata.
Come funziona il campionato di Serie A?I campionati sono organizzati in un girone all'italiana a doppio turno, in cui le squadre si affrontano due volte a campi invertiti. Il punteggio in classifica è così assegnato: 3 punti per la vittoria, nessun punto per la sconfitta, 1 punto a testa per il pareggio.
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