Dopo il latte artificiale vuole il seno

L’allattamento misto, la modalità di allattamento che consiste nell’alternare il seno e il biberon nell’alimentazione del neonato, è una valida alternativa per molte madri che sono in difficoltà con l’allattamento tradizionale.
In questo articolo, una neomamma ci racconta la sua esperienza, la storia di un allattamento misto (semi)riuscito, sperondo che sia di aiuto a qualche mamma che si trova in difficoltà con quella che dovrebbe essere una delle più belle esperienze nella vita di ogni donna.

La testimonianza di una neomamma

Mi rivolgo in particolare alle neomamme che hanno già cominciato a dare “l’aggiunta”, magari proprio su suggerimento dell’ospedale o del pediatra, e che temono di perdere il loro latte.
Se invece siete delle mamme che allattano esclusivamente al seno e avete dei dubbi o bisogno di un consiglio o di sostegno, la prima cosa da fare è consultare una consulente LLL (La Leche League) o IBCLC (International Board Certified Lactation Consultants), oppure rivolgersi all’AICPAM (Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno).
Durante il corso preparto, prima della nascita del mio primo figlio, un medico ci spiegò i fondamentali dell’allattamento e ricordo che pensai: facile, basta attaccare il bimbo ogni volta che apre bocca e il latte arriverà.
Purtroppo mi scontrai presto con la realtà. Mio figlio alla nascita ebbe un pneumotorace spontaneo: il polmone destro rimase collassato e l’aria dei suoi primi respiri riempì la cavità toracica, provocandogli una bradicardia (il cuore che rallenta) e difficoltà respiratorie che imposero il suo ricovero immediato presso un’altra struttura ospedaliera, più attrezzata per casi di questa gravità.
Oltre allo shock dell’evento inaspettato, dovetti affrontare tutti i problemi connessi al fatto di non poter attaccare al seno mio figlio per molti giorni. Non poteva sforzarsi a succhiare, era nutrito per via endovenosa e nell’ospedale dov’era ricoverato, era vietato (si, avete capito bene, vietato) dare il latte della mamma ai bambini che si trovavano in terapia intensiva, i quali venivano nutriti esclusivamente con latte artificiale.
Nel frattempo, durante la mia permanenza nell’ospedale dove avevo partorito, cominciai a usare il tiralatte. Le infermiere che venivano a controllarmi non erano per niente incoraggianti: «Così poco signora? Solo 20 grammi?».
Il mio morale era a terra, piangevo, mi sentivo un fallimento di mamma. Non avevo mio figlio con me, ero preoccupatissima per la sua salute e non ero neanche capace di produrre un po’ di latte!
Al suo terzo giorno di vita, potemmo dargli noi genitori uno dei suoi primi biberon: «Ecco signora, questi sono 50 grammi per suo figlio». Come 50 grammi? Io riesco a tirarmene solo 20 alla volta e Leonardo ha bisogno di mangiarne 50 ogni 3 ore? Un altro colpo basso al mio morale già a terra.
Finalmente arrivammo a casa, ma le cose non miglioravano. Anzi. Leonardo piangeva, aveva fame e faticava ad attaccarsi al seno. Dormiva pochissimo e io pure. Ci mettemmo molti giorni a ritrovarci come coppia mamma-figlio.
Riuscivo a dargli il seno ormai esclusivamente di notte quand’era in dormiveglia, altrimenti di giorno si girava dall’altra parte e piangeva disperato. Quasi sempre, spesso piangendo anche io con lui, mi arrendevo al biberon.
Partecipai a molti incontri con La Leche League Italia, via via che mio figlio cresceva imparavo i fondamentali dell’allattamento e quante cose importanti ci fossero mancate per poter avviare normalmente un allattamento soddisfacente.
A sei mesi rinunciai definitivamente, con il pretesto di una breve cura a base di cortisone e broncodilatatori per via di un attacco d’asma. A Leonardo il seno non mancava, e il latte se ne andò da solo.
Dalla depressione credo mi salvò un’amica che al telefono mi disse «Puoi dargli tutto il tuo amore anche con il biberon». Sapevo che non era vero (almeno non per me), ma mi tirai su con la forza di volontà e con l’aiuto di mio marito, e giorno dopo giorno riacquistai fiducia in me stessa.
Sette anni dopo, rieccomi incinta. Stavolta ero convinta che, in assenza di problemi, l’allattamento sarebbe partito alla grande. Parto da manuale, bimba attaccata quasi subito, sempre con me in stanza. Eppure anche stavolta ci risiamo: la bimba si attacca, succhia, ma il latte fatica ad arrivare. La mia compagna di stanza, ricoverata solamente come nutrice perché suo figlio ha problemi di ittero, è già in fase “doppia pesata” e a ogni poppata il bimbo pesa 60-70 grammi in più. Luna, mia figlia, si attacca continuamente, succhia e succhia, eppure la bilancia si muove appena. Ecco, ci risiamo.
Un’infermiera molto comprensiva mi dice: «Puoi anche farti un pianto se ne hai bisogno». Ok, apro le dighe e mi sfogo per bene. Poi finalmente mi rassegno: probabilmente faccio parte di quel 5% di mamme che non riescono ad allattare i propri figli per motivi fisiologici e dal secondo giorno di vita, Luna comincia già a prendere il latte artificiale.
Torniamo a casa e stavolta so già che fare: mi armo di tiralatte, biberon, latte in polvere e sterilizzatore, e comincio l’avventura.
All’inizio son dolori: mi vengono subito le ragadi perché ho stressato troppo il seno tra poppate a richiesta e tiralatte tra una poppata e l’altra. Quando dal tiralatte esce latte rosa, cioè più sangue che latte, decido di fare una pausa. Compro i paracapezzoli di silicone che mi salvano la vita: le ragadi guariscono in 24 ore, anche se devo continuare a usarli per un mese intero. Nel frattempo il latte scarseggia sempre.
Mi telefona la mamma compagna di stanza in ospedale: in pochi giorni a casa ha già “perso” il latte. Aveva chiesto in ospedale se poteva sostituire una poppata con il latte artificiale di notte, “perché è più comodo”, e le avevano detto di sì. Penso avvilita che il 90% degli allattamenti fallisca soprattutto per mancanza di informazioni.
Oggi Luna ha cinque mesi e siamo passati dal 70% di latte artificiale dei primi tre mesi al 30%. La bambina cresce bene, è oltre il 97simo percentile sia in peso che in altezza, e io sento di aver fatto pace con me stessa e con le mie tette!

Dopo il latte artificiale vuole il seno

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Allattamento misto: consigli e bugie

Dalla mia esperienza personale ho tratto alcuni insegnamenti, che forse potranno essere d’aiuto alle mamme alla prima esperienza.

  • Il primo insegnamento è il seguente: ascoltate il vostro corpo.
    Ascoltatevi e riposatevi, la casa non scappa, l’aspirapolvere non vi guarderà storto se lo lascerete in armadio per un po’. Se ne avete la possibilità, fatevi aiutare non tanto a tenere il bambino, ma a fare le pulizie, a preparare i pranzi, a stirare.
    State con vostro figlio il più possibile. Spogliatevi e state pelle a pelle con lui. Offritegli il seno a ogni occasione e non sentitevi delle fallite se dovete dargli qualche biberon di latte artificiale. Sentitevi invece delle guerriere, delle mamme leonesse che lottano giorno dopo giorno per riuscire a dare alla propria creatura il loro latte nonostante le difficoltà.
  • Un’altra cosa che ho imparato a fare è prendere con le pinze i consigli dati dal personale ospedaliero. Anche perché se ci sono dieci addette al nido, avrete dieci consigli, probabilmente discordanti uno dall’altro.
    Una puericultrice del nido mi consigliò di bere molta acqua e subito dopo mi confessò di non essere riuscita ad allattare i suoi due figli. Sapevo già, vista l’esperienza con il primo figlio, che bere molto è praticamente inutile: chi allatta beve di più perché dopo la poppata ha sete, mentre bere più del necessario può essere addirittura controproducente perché inibisce la produzione di prolattina.
    Le tisane, almeno nel mio caso, furono praticamente inutili, quindi non mi sento di consigliarle. Se pensate di farne uso, ricordate che anche le tisane e i prodotti naturali possono essere tossici ad alti dosaggi, o addirittura controindicati durante l’allattamento.
    Consultate una consulente LLL o IBCLC prima di prendere prodotti galattagoghi (cioè che favoriscono la produzione di latte) o farmaci.

Nella sala da allattamento in ospedale c’erano poi due poster contraddittori: il primo diceva di non dare il ciuccio, dato che interferisce negativamente sull’avvio dell’allattamento, il secondo diceva di dare il ciuccio per evitare la SIDS.
Una neomamma quale consiglio sceglierà? Rischiare di compromettere l’allattamento o rischiare la morte in culla? 
Sempre uno dei due poster spiegava (correttamente) l’ABC dell’allattamento, in particolare consigliava di allattare il bambino a richiesta senza orari, ma le infermiere insistevano di non attaccare il bambino prima di tre ore perché il seno deve “riposare”.
A chi credi quando sei lì, dopo aver appena partorito, emotivamente instabile per via degli ormoni a mille? A un pezzo di carta appeso a una parete o alla persona in carne e ossa che si sta prendendo cura di te e di tuo figlio? Soprattutto se sei al primo parto?
Sappiamo benissimo che l’unico modo di incrementare la produzione di latte è proprio attaccare al seno il bambino a richiesta. Ma lo sanno davvero tutte le neomamme?
Se le statistiche riportano che a sei mesi di vita dei bambini solo il 5% delle mamme allatta ancora, di certo i consigli sbagliati e la mancanza di corrette informazioni giocano un ruolo fondamentale.
Offrite il seno a ogni occasione possibile: il bimbo piange, ha sonno, sta facendo i dentini, si è appena svegliato. Non aspettate che pianga, se arriva a piangere quasi sempre sarà troppo tardi per offrire il seno, e dovrete correre a preparare un biberon.
Prima di piangere, infatti, il bambino vi farà capire di essere affamato con altri segni: si agiterà, muoverà la testa a destra e sinistra aprendo la bocca. Ecco, questi sono i segnali che il bambino è pronto ad attaccarsi al seno: approfittatene!

Come far funzionare l’allattamento misto

Quando mia figlia ha troppa fame e piange e dopo aver provato ad attaccarla al seno vedo che si stacca o gira la testa e devo darle un biberon di latte artificiale, cerco sempre dapprima di offrirgliene metà dose rispetto a quella indicata sulla confezione, così da placare i morsi della fame, e poi continuo offrendole nuovamente seno. Di solito funziona, e spesso di addormenta.
Se riuscite a usare il tiralatte, fatelo fra una poppata e l’altra: potrete conservare il vostro latte in frigorifero e proporlo come prima cosa al bambino quando ha fame.
L’ideale sarebbe scaldare il latte a bagnomaria, ma se il bambino piange molto, scaldatelo pure in microonde: perderete un po’ di anticorpi, ma sarà sempre più sano e adatto per un lattante rispetto al latte artificiale.
Io non ho nessuna fretta di passare al biberon con la tettarella dal foro più largo. Sono rimasta alla seconda misura, ossia un unico foro non proprio microscopico come la prima misura, ma appena un po’ più largo. In questo modo la bambina non troverà troppa differenza nella velocità di fuoriuscita del liquido, che si tratti di latte materno o di latte (materno o artificiale) offerto con il biberon, e non si innervosirà al seno (cosa che avviene di frequente quando si passa alla tettarella dal foro largo).
Come ho già detto sopra, ho evitato del tutto le tisane, sia per me che per mia figlia: i lattanti hanno infatti bisogno solamente del latte di mamma, o al massimo del latte di mamma e dell’aggiunta del latte artificiale qualora, come nel mio caso, il latte di mamma scarseggi. Alcune tisane per le cosiddette coliche del lattante, solitamente al finocchio, contengono un principio attivo, l’estragolo, potenzialmente tossico.
Ci sono stati giorni in cui ero sicura che il mio latte fosse finito. Provavo a spremere il capezzolo manualmente, e non usciva niente o quasi. La bambina si attaccava, succhiava e piangeva disperata. Che sorpresa il giorno dopo avere i seni che colavano latte!
Qualora aveste comprato, vi avessero regalato o aveste noleggiato una bilancia per pesare il bambino, gettatela via subito! Restituitela alla farmacia! Disfatevene mettendola in soffitta o in garage o portatela all’ecocentro più vicino! La bilancia è deleteria al vostro morale e l’ansia da prestazione in attesa di sapere quanto è cresciuto il bimbo tra una poppata e l’altra può giocare davvero bruttissimi scherzi.
Piuttosto controllate il peso non più di una volta a settimana e osservate il vostro bambino: è attivo? Bagna i pannolini? Fa la cacca? Tranquillizzatevi e continuate per la vostra strada.

Alcune domande che potreste farvi

Se state meditando di scegliere il metodo dell’allattamento misto, potrebbero sorgervi spontanee alcune domande.

  • Perché dovrei continuare ad allattare?
    Tanto ormai gli sto già dando il latte artificiale. Innanzitutto, perché ogni goccia di latte di mamma è un prezioso concentrato di tutto ciò di cui il vostro bambino ha bisogno! Gli state dando i vostri anticorpi tanto importanti nei primi mesi di vita, gli state dando la giusta concentrazione di zuccheri, vitamine, grassi e proteine, e altre sostanze che la scienza non ha ancora finito di scoprire.
    Poco latte materno è sempre meglio di niente: probabilmente lo proteggerete dalla stitichezza che il latte artificiale provoca quasi sempre per il suo quantitativo elevato di ferro rispetto al latte umano (il ferro del latte artificiale è indispensabile perché questo tipo di latte può provocare delle micro emorragie nell’intestino immaturo del lattante, e il ferro serve a reintegrarne le riserve perse a causa di queste micro emorragie), gli offrirete il vostro odore, il vostro sapore, un corpo caldo in cui rifugiarsi, un momento di tranquillità e pace che nessun biberon potrà mai neanche lontanamente imitare.
  • Il bambino dopo mezzora dalla poppata piange già per la fame, mentre se mangia il latte artificiale sta tranquillo per più tempo.
    Per forza: il latte materno viene digerito in mezzora, mentre il latte artificiale ha bisogno di molto più tempo per essere digerito. Dopo mezzora, se si lamenta per la fame, provate a riattaccarlo al seno prima di offrirgli il biberon. Se il bambino piange per la fame e si innervosisce succhiando al seno e dovete offrigli un biberon di latte artificiale, fatelo inizialmente con metà dose rispetto a quella indicata sulla confezione in base all’età del bambino. Poi provate ad attaccarlo: se i morsi della fame sono placati, succhierà volentieri anche dal seno.
  • Il mio latte sembra acqua, mentre il latte artificiale è molto piùcorposo.
    Il latte materno è il risultato di anni di evoluzione naturale, e la natura fa le cose per bene. Il primo latte è molto acquoso, è il latte che serve per prima cosa a dissetare il bambino. Durante la poppata, il latte si fa via via più denso, aumentando la quantità di grassi e proteine.
    Non vi preoccupate: il vostro latte non è mai acqua, è il latte che la natura ha predisposto per il vostro bambino in millenni di evoluzione.
  • Come faccio a riposarmi? Mi devo alzare anche di notte a ogni poppata.
    Semplice: dormite con il votro bambino. Se riuscite a offrirgli il seno coricate al suo fianco, molte volte nemmeno si sveglierà. Popperà dormendo, e voi potrete riposarvi o riprendere sonno insieme a lui. Di notte la prolattina raggiunge il suo picco e dormire e riposarvi aumenterà la produzione di latte.
  • Sulla scatola del latte artificiale c’è scritto che bisogna somministrare 4, 5, 6 biberon (a seconda del mese di età), ma il bambino piange dalla fame. Cosa devo fare?
    Ascoltate vostro figlio. Entrambi i miei figli non hanno mai voluto biberon colmi, hanno sempre fatto piccoli pasti.
    Chi ha deciso che l’allattamento con il latte artificiale non debba essere ugualmente a richiesta? Perché devo ingozzare mio figlio con un quantitativo eccessivo, che poi impiegherà almeno tre ore a digerire? Provate a offrire un quantitativo minore e se serve più spesso, potete arrivare anche a 9, 10 biberon (con metà dose o ancora meno!) nella giornata (compresa la notte), e cercate sempre di offrire il seno il più possibile.
    Un po’ alla volta, aumentando il vostro latte, provate a diminuire sia il numero dei biberon che la quantità di latte artificiale per ogni pasto.
  • Il bambino non è più capace di succhiare al seno, si è abituato al biberon.
    I neonati e i lattanti sono dotati di alcune caratteristiche istintive maturate in millenni di evoluzione. L’istinto di suzione è forse il più forte di tutti. Il bambino a cui viene offerto il seno sa cosa fare. È il modo di succhiare il biberon a non essere istintivo e a dover essere appreso, per cui non vi scoraggiate.
    Se il bambino sembra confuso e non riesce più ad attaccarsi al seno, potete provare a usare i paracapezzoli: gli sembrerà di succhiare un biberon e stimolerà il seno a continuare la produzione del vostro latte. Quando sarete tranquille e troverete un momento in cui il bambino non abbia troppa fame, provate nuovamente a offrirgli il seno “nudo”, aiutandolo con la mano ad attaccarsi correttamente. Ci vorrà un po’ di pazienza e qualche tentativo fallito, ma non demordete. Se ce l’ho fatta io, ce la farete anche voi!

Dopo il latte artificiale vuole il seno

Un dono per tutta la vita

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di Chiara Pagliarini


Articolo revisionato il 28 luglio 2021

Quanto tempo deve passare tra una poppata e l'altra con il latte artificiale?

Quindi non esiste un tempo minimo che deve passare tra una poppata e l'altra. Diverso il caso del latte artificiale. Per digerirlo è necessario più tempo. È opportuno che, tra le poppate, trascorrano almeno 3 ore.

Come capire se il neonato ha bisogno dell'aggiunta?

Quando serve l'aggiunta?.
Quando il neonato non recupera il suo peso alla nascita entro 15-20 giorni..
Se i pannolini bagnati sono meno di 6/7 al giorno..
Se l'incremento ponderale si arresta o è inadeguato..

Come si fa a capire se il latte materno e sostanzioso?

Il principale indice del fatto che il bambino sta bene e mangia a sufficienza è l'aumento di peso settimanale. Per capire se il latte materno è sufficiente, occorre quindi fare la pesata settimanale. Questa va fatta lo stesso giorno (es. ogni lunedì), prima dello stesso pasto (es.

Come attaccare il bimbo al seno dopo biberon?

Consiste nell'inserire un dito pulito nella bocca del bambino all'altezza del palato molle e poi si introduce una siringa con del latte materno. In questo modo il bambino si abituerà ad una modalità di suzione molto simile a quella del seno.