Perdite rosa dopo 15 giorni dal ciclo

Perdite rosa dopo 15 giorni dal ciclo

La gravidanza è uno stato complesso, durante il quale avvengono profonde trasformazioni fisiche, fisiologiche e psicologiche che assumono anche carattere e rilevanza diversi da donna a donna. In generale, tuttavia, soprattutto durante le prime fasi della gestazione, possono presentarsi una serie di sintomi che, nella maggior parte dei casi, accomunano tutte le future mamme. Si tratta di eventi e di manifestazioni puramente indicative dell’avvenuta gravidanza e che, normalmente, non sono indice di una condizione allarmante ma, d’altro canto non possono considerarsi sufficienti per stabilire l’effettivo inizio di una gestazione. Fra i sintomi più rilevanti di una gravidanza in corso, uno dei più frequenti e diffusi è rappresentato dallo spotting da impianto. Il termine deriva dal verbo inglese “to spot” che significa macchiare. Da un punto di vista generale, si tratta di una serie di piccole perdite di sangue, che hanno una durata limitata e si verificano normalmente in un arco di tempo che va dal sesto al dodicesimo giorno dopo il concepimento e sono correlate al corretto impianto dell’embrione nell’utero che possono essere associate ad occasionali sintomi di carattere doloroso. Le caratteristiche peculiari dello spotting da impianto, come la durata e il colore, permettono di non confondere queste perdite con l’inizio del ciclo mestruale.

L’incidenza delle perdite da impianto sulle donne incinte

Lo spotting da impianto è uno dei sintomi più diffusi fra quelli che annunciano una gravidanza. La presenza di piccole tracce ematiche, contestualmente all’avvenuto concepimento, interessa infatti circa il 30% delle donne incinte. Queste perdite, generalmente, si verificano qualche giorno prima della data del presunto ciclo mestruale e in media hanno una durata non superiore ai sette giorni.

Occorre precisare, però, che il sanguinamento pur essendo uno degli indici che attestano la probabilità di una gravidanza può anche essere determinato da altri fattori, non correlati ad una gestazione, come la presenza di infezioni vaginali o una condizione di alterazione del ciclo mestruale.

La nidazione come fattore originario delle perdite da impianto

La fecondazione di una cellula uovo da parte di uno spermatozoo dà origine ad uno zigote, cioè ad una cellula che si moltiplica attraverso un processo di divisione cellulare. L’ovulo fecondato, dopo aver percorso le tube di Falloppio, giunge fino all’utero. Questa fase di crescita dello zigote prende il nome di blastocisti. Una volta arrivato nell’utero materno, l’ovulo fecondato si annida, si impianta nella parete uterina.

Lo spotting da impianto è una conseguenza che trae origine dal processo di nidazione. Questo termine indica la stabilizzazione dell’ovulo fecondato nella mucosa uterina. Si tratta di un processo che si verifica, normalmente, in un arco di tempo che spazia fra sei o sette giorni dopo la fecondazione. Può anche verificarsi un ritardo nel processo di nidazione, che comunque non può superare il limite dei dodici giorni dopo il concepimento. Quando l’ovulo fecondato giunge nella cavità uterina ha la forma di una massa sferica all’interno della quale si verifica un complesso processo di divisione cellulare. In questa fase è possibile distinguere due aree: la prima, denominata bottone embrionale, diventerà il futuro embrione; la seconda, il futuro trofoblasto, che darà luogo alla placenta. In questa fase, l’ovocita grazie al trofoblasto penetra nella mucosa, che si fonde con le cellule uterine. Uno dei sintomi più diffusi che indicano l’avvenuta nidazione consiste nella presenza dello spotting da impianto. Quest’ultimo può anche essere accompagnato da altri sintomi come la presenza di piccoli crampi a livello uterino o lievi aumenti della temperatura basale. Alcuni ginecologi riferendosi alle perdite da impianto parlano del cosiddetto “segno della morula” per indicare come si esterna a livello sintomatologico l’avvenuta nidazione.

Le perdite da impianto: un profilo generale

Le perdite da impianto sono, quindi, una delle conseguenze naturali della nidazione e non sono in alcun modo indice di una potenziale minaccia di aborto, ma hanno un carattere assolutamente fisiologico. Queste si possono verificare perché quando l’ovulo fecondato inizia ad aderire all’endometrio può determinare la rottura dei vasi capillari adiacenti causando, di conseguenza, piccole perdite ematiche. Le perdite, inoltre, possono essere determinate dalla presenza di sangue rimasto nell’utero dopo le precedenti mestruazioni o da piccoli traumi al collo dell’utero. Occorre, inoltre, precisare che nella quasi totalità dei casi di spotting da impianto, quest’ultimo si verifica sempre in anticipo rispetto al ciclo mestruale e, di conseguenza, non può essere confuso con l’inizio delle mestruazioni. Se la donna, però, ha un ciclo irregolare, le perdite da impianto possono essere erroneamente “interpretate” come evidenza dell’inizio delle mestruazioni.

 Le caratteristiche principali delle perdite da impianto

Gli elementi peculiari che caratterizzano lo spotting da impianto e consentono, di conseguenza, di distinguerlo dall’inizio del ciclo mestruale sono essenzialmente tre: la durata, la consistenza ed il colore. Le perdite coinvolgono circa una donna su tre e in genere sono scarse e di breve durata, anche se ogni caso differisce dall’altro e nelle ipotesi più durature lo spotting da impianto può assumere la rilevanza di un vero e proprio falso ciclo. In media queste tracce ematiche durano circa due giorni e sono quasi impercettibili. Un altro elemento che consente di distinguerle dal ciclo mestruale è rappresentato dal colore. Il ciclo mestruale, infatti, si caratterizza per delle perdite che hanno un colore rosso vivo oppure scuro, mentre lo spotting da impianto ha una tonalità meno intensa, tendente al rosaceo o al biancastro, anche se alcune volte possono presentare un colore tendente al marroncino. Generalmente, più le perdite sono chiare, più l’impianto dell’ovulo nella parete uterina è recente.  Occorre precisare come l’assenza di mestruazioni e la compresenza di queste tipologie di perdite non indicano necessariamente la presenza di una gravidanza. Se lo spotting presenta le caratteristiche sopra citate infatti, può anche essere correlato ad un’irritazione della cervice in seguito ad un rapporto sessuale o a un esame ginecologico o ad un’infezione vaginale di lieve entità.

Le perdite ematiche di causa diversa: la gravidanza extrauterina

Lo spotting da impianto, come abbiamo sottolineato in precedenza, ha un carattere assolutamente fisiologico e non deve destare alcuna preoccupazione per l’eventualità di una minaccia d’aborto. Le sue caratteristiche peculiari (durata limitata ad un paio di giorni e colore rosaceo delle perdite) e il suo carattere essenzialmente asintomatico permettono di distinguerlo da altre ipotesi nelle quali le perdite, invece, fungono da indicatori di problematiche di rilievo. Da questo punto di vista, ad esempio, è possibile distinguere le perdite da impianto da quelle che attestano una gravidanza extrauterina. Quest’ipotesi si verifica quando la nidazione non avviene nell’utero, ma si produce nella tuba o, più raramente, nelle ovaie o nella cavità addominale. La gravidanza extrauterina, che si verifica in circa il 2% dei casi, è destinata a concludersi nel corso delle prime settimane attraverso un aborto spontaneo. Fra i sintomi più diffusi occorre annoverare anche la presenza di perdite ematiche, che sono facilmente distinguibili per caratteristiche dallo spotting da impianto. Se queste ultime, infatti, sono di lieve entità e si concludono nell’arco di pochi giorni, le perdite correlate ad una gravidanza extrauterina inizialmente si presentano in forma ridotta per aumentare in maniera significativa nel corso del tempo. Inoltre, questi sanguinamenti sono spesso accompagnati da dolori addominali e lombari e da un’accentuata sensibilità su un lato del bacino.

IVI: la garanzia della realtà leader nella medicina riproduttiva

Lo spotting da impianto, come abbiamo visto, non incide in alcun modo sull’esito positivo di una gravidanza. In altri casi, come nell’ipotesi di una gravidanza extrauterina, le perdite ematiche sono invece indicatori di una condizione destinata a sfociare in un aborto spontaneo. In questa ipotesi, qualora la gravidanza si interrompa senza produrre alcun significativo danno alla tuba, non sussisteranno in futuro problemi di fertilità. In caso di eventuali problemi relativi al concepimento, IVI rappresenta la realtà leader in Fecondazione Assistita. La nostra realtà dispone di uno dei migliori indici di concepimento in questo settore: 9 coppie su 10, dopo essersi rivolte ai nostri esperti, riescono a raggiungere il proprio obiettivo. I numeri non mentono: oltre 22.000 trattamenti l’anno su pazienti provenienti da tutto il mondo, una percentuale di successo cumulata del 97,5%  per un trattamento come la fecondazione in vitro eterologa e un aumento del 6% del tasso di gravidanza in pazienti con un’età che va dai 40 anni ai 44 anni.

Quando preoccuparsi delle perdite rosa?

Perdite rosa, marroni o rosso scuro in gravidanza Se sono leggere e passeggere, non c'è da preoccuparsi; in caso contrario è sempre opportuno consultare il ginecologo.

Quanto durano le perdite rosa da ovulazione?

In media queste tracce ematiche durano circa due giorni e sono quasi impercettibili. Un altro elemento che consente di distinguerle dal ciclo mestruale è rappresentato dal colore.

Quando vengono le perdite rosa?

Le perdite rosa sono generalmente innocue e si verificano in molte situazioni, dalla gravidanza alla menopausa. Possono però essere anche sintomo di un problema che è meglio approfondire col medico.

Cosa significano delle perdite rosa?

Un certo numero di donne sperimenta spotting al momento dell'ovulazione che in genere avviene tra l'11° ed il 21° giorno dall'inizio dell'ultima mestruazione. In questo caso le perdite – sempre scarse – possono essere di colore rosa o rosso e sono dovute ad un abbassamento dei livelli di progesterone.