Parigi in 5 giorni turisti per caso

Immaginate di avere un voucher Easyjet che langue da due anni in attesa di essere riscattato, e di scegliere come meta una città che conoscete bene, che avete raggiunto, in 21 anni, con tutti i mezzi di trasporto possibili e che avete visitato in lungo e in largo: PARIGI! Come strutturare la visita avendola già vista ben NOVE volte?

Questa è la situazione in cui ci siamo trovati io e Ale a inizio aprile. Parigi, inutile girarci attorno, è la mia città del cuore: sono americanofila e fissata con i parchi dell’Ovest degli Stati Uniti, ma Parigi è stata il mio primo amore, e continua ad essere la mia città preferita.

La prima volta – correva l’anno 2001, io ero una giovincella che andava all’università e le Torri Gemelle non erano ancora cadute, per darvi un’idea – io e Ale avevamo avuto la fortuna di viverla per ben 2 settimane, facendo base in appartamento, e avevamo visto praticamente tutto quello che c’era da vedere (o almeno così credevamo). In quell’agosto 2001 è scattato un amore per la Ville Lumière (e per Disneyland Paris, ma questa è un’altra storia che mi ha portato a scriverci la tesi di laurea) che ci ha fatto tornare altre 8 volte: 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2011 e 2017… Mancavamo da ben 5 anni, potevamo non scegliere Parigi per riscattare il nostro voucher?

Ora non restava che strutturare un itinerario che tenesse conto che molte cose sì, le avevamo viste, ma in alcuni casi erano passati secoli; e che molte altre non le avevamo – colpevolmente – mai esplorate, quindi questa poteva essere l’occasione giusta. Scelto il weekend lungo – da giovedì 7 a lunedì 11 aprile, acquistati i biglietti per Disneyland, prenotato l’hotel, era tempo di organizzare!

Questo, in breve, il nostro itinerario parigino:

  1. Giovedì 7 aprile 2022: arrivo a Parigi Orly alle 11:20, valigie in hotel, Montmartre, Jardins des Tuileries, Musée d’Orsay, cena al Café de Flore
  2. Venerdì 8 aprile 2022: Disneyland Paris
  3. Sabato 9 aprile 2022: Place de la Bastille, Marais, Place des Vosges, Musée Carnavalet, Centre Pompidou, Les Halles, Palais Royal, Galerie Véro-Dodat, Opèra, Galeries LaFayette, Tour Eiffel, passeggiata lungo la Senna
  4. Domenica 10 aprile 2022: Tour Montparnasse, Jardins du Luxembourg, Pantheon, Saint-Etienne-du-Mont, rue Mouffetard, Moschea di Parigi, Jardin des Plantes con Ménagerie, Ile Saint Louis, Montmartre
  5. Lunedì 11 aprile 2022: Parc Monceau, Arco di Trionfo, La Défense, Champs-Elysées, Place de la Concorde, Rue de Rivoli, Ile de la Cité, Quartiere Latino

Un bel tour de force che ha combinato mete classiche (Tour Eiffel, Champs Elysées, Montmartre) a posti in cui non eravamo mai stati (Musée Carnavalet, Jardin des Plantes…). Preparatevi ad un lunghissssssimo racconto su questi 5 giorni di pioggia, sole, neve, freddo, caldo, vento, e quasi 90 chilometri percorsi a piedi 🙂

Dove alloggiare a Parigi per spendere il giusto ed essere collegati a tutto

In 10 volte a Parigi abbiamo provato praticamente tutte le tipologie di alloggio e tutte le zone: aparthotel centralissimi, hotel di catena a due stelle (Ibis, solitamente) in quasi ogni arrondissement… stavolta volevamo qualcosa di un po’ più comodo (sarà l’età che avanza) in termini soprattutto di comodità della camera, così abbiamo scelto di salire un po’ di livello nelle catene del gruppo Accor (di cui siamo fedeli clienti da anni – in senso letterale, perché abbiamo la carta fedeltà che vi consiglio di sottoscrivere gratuitamente sul sito in modo da ottenere subito degli sconti e agevolazioni sul soggiorno) e di puntare ad un hotel della catena Novotel.

I Novotel a Parigi sono un trilione: centralissimi, più periferici, nuovissimi, più datati… dopo averli spulciati letteralmente uno ad uno sul sito Accorhotels, la scelta è caduta sul Novotel Paris 20 Belleville, principalmente perché aveva solo 5 mesi di vita (inaugurato in novembre 2021) e prometteva camere un po’ più grandi della media (a Parigi le camere sono notoriamente piccolissime). Inoltre, spendendo poco in più, potevamo prenotare una camera all’ultimo piano con terrazza sui tetti di Parigi. Per me, che ero partita col voler la vista Tour Eiffel dalla camera, è stato un fattore decisivo di scelta 🙂

Parigi in 5 giorni turisti per caso
La Tour Eiffel illuminata dalla finestra/terrazzino della nostra camera al Novotel 20 Belleville
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La vista sul Sacré Coeur – e i terrazzini tutti diversi – del Novotel 20 Belleville

Veniamo subito al dunque: ci ritornerei? Senza dubbio sì, anche se alcuni aspetti sono da rivedere. Questi i pro e i contro del Novotel Paris 20 Belleville:

  • PRO:
    • nuovissimo
    • fermata della metropolitana davanti la porta
    • camere un po’ più grandi della media parigina
    • pulizia assoluta
    • ambiente giovane
    • vista panoramica
    • TV enorme 🙂
  • CONTRO:
    • le camere hanno tutte una forma diversa, quindi nel nostro caso la stanza aveva una forma ad L e una terrazza che in realtà era poco più di un cornicione, mentre altre stanze allo stesso prezzo potevano vantare un terrazzone con sedie e vista sul Sacré Coeur
    • Il vetro della doccia è inspiegabilmente troppo corto, il che rende matematico l’allagamento del bagno
    • In camera non ci sono istruzioni sull’hotel né su come regolare l’aria condizionata
    • Da un Novotel mi aspettavo quantomeno un minibar fornito, invece c’è solo un minifrigo con una bottiglia di acqua naturale in omaggio
    • Non c’è un vero armadio ma solo un’asta portagrucce attaccata al letto
    • La colazione è poco varia e sempre uguale ogni mattina (ma hanno i pain au chocolat e soprattutto la Nutella vera, che come sapete è il mio metro di giudizio per le colazioni in hotel).

Con lo sconto fedeltà, 4 notti con colazione inclusa ci sono costate 610€, che per Parigi non è male. Il quartiere è multietnico, e con la metro davanti la porta si arriva ovunque.

Parigi in 5 giorni turisti per caso
La piantina del sesto piano, con le camere tutte diverse: noi eravamo nella 609

Come muoversi a Parigi: quale abbonamento/pass scegliere per i trasporti e la metro

Dalla mia ultima visita a Parigi (Capodanno 2017) sono cambiate anche un po’ di cose per quanto riguarda gli abbonamenti alla metro: niente più Mobilis, c’è ancora la Paris Visite ma la vera novità è il Pass Navigo Découverte Semaine, che si rivela la scelta migliore per i turisti nella maggioranza dei casi.

Si tratta di un abbonamento settimanale da lunedì a domenica, acquistabile fino al giovedì, che permette di muoversi liberamente con tutte le metro, autobus, RER della regione parigina in tutte le zone 1-5, al costo di 22,80€ (più 5€ della tessera che vale 10 anni e può essere ricaricata). Sono compresi anche il tragitto con la RER A da e per Disneyland Paris, la RER B fino all’aeroporto Charles de Gaulle e la RER C fino a Versailles, e l’OrlyBus (attenzione, non il trenino OrlyVal) per l’aeroporto di Orly.

Quindi, se arrivate a Parigi entro il giovedì e vi fermate almeno 3 giorni, questa è sicuramente la soluzione più conveniente rispetto a prendere i biglietti singoli, i carnet da 10 biglietti o la costosissima Paris Visite, che per 5 giorni, zone 1-5 (nel caso dobbiate comprendere anche il tragitto per Disneyland o per l’aeroporto) vi costa quasi il triplo.

Se arrivate a Parigi il venerdì, invece, e vi fermate per il weekend, non potete acquistare il Navigo Découverte e dovete ripiegare su una delle altre soluzioni. Nel nostro caso, siamo arrivati a Orly il giovedì mattina, siamo ripartiti da Charles de Gaulle il lunedì sera, e il venerdì siamo andati a Disneyland: abbiamo perciò fatto un Navigo Découverte Semaine da giovedì a domenica, e per il lunedì (e il tragitto verso CDG) l’abbiamo ricaricato con un Navigo Jour che ci conveniva comunque. La ricarica si può fare da soli dalla app Ile-de-France Mobilités se avete Apple Pay o Google Pay sul vostro smartphone.

Il pass Navigo Découverte necessita di una fototessera formato 2,5×3,5cm che dovrete portare voi (se è troppo grande nessun problema, vi daranno loro le forbici per tagliarla) e si può acquistare nelle biglietterie della metro (non automatiche ovviamente) e negli aeroporti (a Orly noi l’abbiamo acquistato al Terminal 4, alla fermata n.5 degli autobus dove si ferma l’OrlyBus).

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Primo giorno: Montmartre, Jardin des Tuileries, Musée d’Orsay

Andare in aeroporto e salire su un aereo dopo quasi 3 anni è un’esperienza mistica, quasi commovente! Visto che il nostro volo partiva da Venezia alle 9:30 e non intendevamo fare levatacce assurde con l’ansia di trovare traffico o incidenti in autostrada e perdere il volo, siamo arrivati a Venezia già la sera prima, per pernottare nei pressi dell’aeroporto al B&B Villa ai Tigli che avevamo già provato con soddisfazione nel 2017… peccato che la seconda B al momento risulti dispersa, visto che di colazione compresa (che veniva fornita in camera in comode porzioni già pronte in modo da poterla fare a qualsiasi ora) neanche l’ombra 🙁

La mattina perciò ci alziamo, consegniamo la macchina al solito parcheggio Marco Polo 2000, raggiungiamo l’aeroporto con la navetta e facciamo colazione là (abbiamo speso meno del previsto, facendola al bar all’ingresso e non al gate), check in e via ad aspettare il nostro primo volo con mascherina!

L’aeroporto è vuoto e l’aereo semivuoto, fatta eccezione per 3 bambini francesi dietro di noi che cominciano subito a picchiarsi ma poi restano abbastanza tranquilli per tutto il viaggio.

Arriviamo a Parigi Orly in orario, la valigia ci sta già aspettando sul rullo, capiamo dove comprare il pass Navigo (al Terminal 4, fermata n.5 dell’OrlyBus) e un tragitto di un’ora circa ci conduce all’hotel. Il tempo non è dei migliori, piove e fa freddino, ma l’emozione di rivedere Parigi fa passare tutto.

In hotel facciamo un “pre check-in” ma la stanza non è ancora pronta, così lasciamo le valigie e visto che siamo a poche fermate di metro da Montmartre e ha smesso di piovere, decidiamo di cominciare da là, in un certo senso dove tutto è iniziato nel 2001 (Montmartre è sempre stato il mio quartiere preferito, fin dalla prima visita). Scendiamo ad Anvers, sfruttiamo subito la funicolare compresa nel Navigo e cominciamo con le mille foto della città dal Sacré Coeur, anche se il tempo e la visibilità non sono dei migliori. Breve giro in Place du Tertre e pranzo al volo da Koff con un bagel per me e un bacon burger per Ale che di francese non hanno nulla, ma che sono buonissimi!

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La Basilica del Sacré Coeur vista dai piedi della Butte Montmartre
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Salendo la scalinata fino alla basilica, impossibile non fare questa stramba foto che dà l’illusione che la casa sia storta 🙂
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La Basilica del Sacré Coeur
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Il famoso “Mur des Je t’aime”, il muro dei Ti amo scritti in tutte le lingue del mondo, ad Abbesses

Riprendiamo la metro ad Abbesses e torniamo in hotel, dove la camera è pronta: più piccola di quanto mi aspettassi e con una terrazza che definire un cornicione è un complimento, ma pulita, comoda e con una bellissima vista. Ci riposiamo un’oretta e ripartiamo con l’idea di visitare il Musée d’Orsay che il giovedì sera fa l’apertura prolungata fino alle 22 (e dalle 18 costa meno). La fermata della metro (linea 2 blu) è proprio davanti l’hotel, comodissima, e cambiando a Nation con la linea 1 in mezz’oretta scendiamo a Tuileries, sulla Rive Droite.

Parentesi COVID: i mezzi di trasporto sono l’unico luogo in Francia dove la mascherina è ancora obbligatoria. Per il resto, sembra quasi di essere tornati al 2019: niente più green pass, niente mascherine nei luoghi chiusi, niente distanziamento. Inizialmente è un po’ spiazzante, soprattutto per noi italiani ancora abituati diversamente, ma poi è quasi liberatorio, dal punto di vista psicologico.

Quando usciamo dalla metro a Tuileries ci accoglie un sole meraviglioso e anche se tira un po’ di vento ci godiamo davvero la passeggiata per attraversare i meravigliosi Jardins des Tuileries, pieni di gente che si gode la vita, e resi ancora più belli dagli alberi in fiore.

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Scendiamo dalla metro su rue de Rivoli, proprio davanti al Louvre
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La Tour Eiffel vista tra gli alberi in fiore ai Jardins des Tuileries
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Mi godo un raggio di sole ai Jardins des Tuileries
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Che meraviglia
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Gli alberi in fiore sono stupendi
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Attraversiamo la Senna sul Pont Royal, facciamo una breve deviazione nelle viuzze di Saint-Germain-des-Prés per trovare una crêpe da asporto (la troviamo, ma è appena passabile e non fatta al momento) e alle 18 siamo pronti davanti le biglietterie del Musée d’Orsay per cominciare la nostra visita: c’è qualche gruppo di studenti ma nessuna fila pazzesca.

Il Musée d’Orsay si trova dentro un’ex stazione ferroviaria inaugurata per l’Esposizione Universale del 1900 e questo lo rende particolare e bellissimo già come struttura: l’ampia sala centrale e soprattutto i meravigliosi orologi, che diventano stupendi finestroni attraverso cui sbirciare la città, ne fanno un palazzo stupendo da visitare indipendentemente dai capolavori che contiene.

Al suo interno, su 5 piani, troviamo opere dalla seconda metà del XIX secolo, non solo pittoriche ma anche di scultura, fotografia, architettura, anche se è famoso per la collezione di impressionisti e post impressionisti che contiene. Come la maggior parte dei visitatori, diamo un’occhiata sommaria (ahimè) alla parte iniziale e ci dirigiamo velocemente al quinto piano, dove ci aspettano Van Gogh, Manet, Monet, Degas e molti altri. I dipinti sono illuminati in maniera davvero sapiente e sembrano appena realizzati, con colori vividi e pennellate lucide e decise. Uno spettacolo per gli occhi che ci accompagna per un paio d’ore, in cui incantati giriamo tra le sale cercando di scegliere il nostro pittore preferito (che resterà sempre Monet).

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La visita del Musée d’Orsay comincia con la sala delle sculture
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Il famoso orologio dorato
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Al Musée d’Orsay c’è anche una mini Statua della Libertà (che fu progettata da Gustave Eiffel)
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La sala principale del Museo vista dall’alto: si intuisce bene come fosse una stazione ferroviaria
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Al piano terra, sculture e quadri
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Ai piani superiori, impressionisti e post impressionisti (tra cui Seurat e il suo puntinismo)
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Una delle cose più fotografate del Musée d’Orsay non sono ahimè i quadri ma i famosi orologi panoramici
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Alle 20:30, finita la visita del Musée d’Orsay, è tempo di cenare: comincia subito la prima sera, ahimé, il dramma cibo di questa nostra vacanza parigina. Premetto subito che non siamo particolarmente esigenti o schizzinosi, ma, vuoi perché molti locali e brasseries hanno chiuso con la pandemia, vuoi perché i prezzi sono saliti alle stelle, o perché era tutto pieno ovunque, trovare dove mangiare è stata un’impresa ogni sera.

Per questa prima sera, trovandoci in zona Saint Germain des Prés, optiamo per il primo caffè storico che ci procura un tavolo libero, ossia il mitico Café de Flore: aperto nel 1887, deve il suo nome ad una piccola scultura che si trovava nei pressi e fu tappa fissa di molti intellettuali come Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Ceniamo con una quiche lorraine (ottima) io e una omelette prosciutto e formaggio per Ale (con 2 coca cola, conto di circa 50€) e torniamo sfiniti in hotel: questa prima giornata parigina si è rivelata un ottimo inizio, ora siamo pronti per tornare nella mia seconda casa, Disneyland Paris (ma come vedremo, non saremo altrettanto fortunati con il meteo…).

Secondo giorno: Disneyland Paris

È obbligatorio fare una premessa sul perché Disneyland Paris è la mia seconda casa e, ogni volta che arrivo al suo ingresso, davanti al Disneyland Hotel, mi commuovo fino alle lacrime.

Nella mia prima visita al parco, nel 2001, il parco parigino mi è entrato nel cuore: sono sempre stata un’appassionata di parchi di divertimento, a partire dalla prima volta a Gardaland quando ero piccola, e ho visitato negli anni decine di parchi in tutto il mondo, più o meno famosi, più o meno adrenalinici, più o meno tematizzati, ma quando sono entrata a Disneyland Paris ho capito davvero cosa volesse dire “parco a tema”. È scattato un amore per il parco, per tutti i suoi dettagli, la sua tematizzazione, i suoi spettacoli, la sua atmosfera magica, che mi ha portato a ritornarci praticamente ogni anno, nei 10 anni successivi, e soprattutto a sceglierlo come tema della mia tesi di laurea in scienze della comunicazione di massa, un tomo di 400 pagine sulla storia del parco, della Disney e sull’imperialismo culturale americano che è diventata poi un libro (“Disneyland Paris: un caso di globalizzazione dei consumi e omologazione culturale?”). Potete perciò immaginare quanto io sia legata al parco e quanto per me sia obbligatorio tornare a “salutare il castello” ogni volta che faccio una capatina a Parigi.

Su questa visita avevo molte aspettative soprattutto per una cosa: lo spettacolo serale con i droni sul Castello in occasione del trentesimo anniversario del parco, che cade proprio in questi giorni (il parco fu aperto il 12 aprile 1992), inaugurato da pochissimo e su cui avevo sentito commenti entusiastici.

Avendo già visitato il parco (anzi, i parchi, visto che accanto al Parc Disneyland ci sono i Walt Disney Studios) più volte e non essendoci, dalla nostra ultima visita, novità di rilievo in termini di attrazioni, decidiamo di dedicare alla visita un solo giorno e di acquistare un biglietto a data fissa un giorno/due parchi, che ci permette di passare da un parco all’altro (sono contigui) quante volte vogliamo nel corso della giornata.

Diciamocelo subito: visitare Disneyland Paris non è economico, per niente. Il prezzo del biglietto varia in base alla stagione, al giorno della settimana, alla combinazione di parchi e giorni e, non da ultimo, alla data: scegliere un biglietto a data fissa permette di risparmiare, nel nostro caso, una ventina di euro a testa rispetto al biglietto a data libera. Acquistiamo perciò sul sito ufficiale, un mesetto prima della partenza, due biglietti un giorno – due parchi per venerdì 8 aprile al costo di 100€ a testa, e speriamo bene per il meteo. Ecco, probabilmente non ci siamo concentrati abbastanza, perché meteorologicamente parlando la giornata è un INCUBO.

Arriviamo a Marne-la-Vallée, a est di Parigi, con la RER A compresa nel nostro Pass Navigo, una ventina di minuti prima dell’apertura del parco, e sta già piovendo. Noi – colpevolmente – ci siamo portati solo due ombrellini e niente kway, così cediamo subito al furto di 13€ a testa per un poncho in plastica con Topolino disegnato sopra che ci coprirà ben poco (conservate lo scontrino, perché se il poncho si rompe – e a me è successo – ve ne danno un altro gratis in qualsiasi negozio del parco, e vorrei ben vedere, con quello che costa). La pioggia non ci dà tregua ed è impossibile o difficoltoso fare qualsiasi cosa: foto, passeggiata per il parco a godersi l’atmosfera (che non c’è), fare alcune attrazioni (sfido chiunque a salire su una montagna russa all’aperto con le gocce di pioggia tipo aghi in faccia)… sconsolati ma speranzosi che il meteo possa migliorare, cominciamo con un’attrazione al chiuso, Pirates of the Caribbean, che ha il pregio di non avere nessuna fila. Passiamo poi alla zona di Discoveryland, dove ci sono abbastanza attrazioni al chiuso, per sfidarci prima al laser game Buzz Lightyear’s, e poi per salire due volte – una in prima fila, una in ultima – su Space Mountain, le montagne russe al chiuso ritematizzate in tema Star Wars. Torniamo a Buzz per un’altra sfida, sperando che il tempo migliori, ma continua a piovere incessantemente e fa anche freddino.

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Ci spostiamo nell’altro parco in concomitanza con un intensificarsi della pioggia che fa sì che tutti i visitatori dei due parchi decidano di andare contemporaneamente a mangiare nel principale fast food degli Studios, il Restaurant En Coulisse: facciamo perciò quasi un’ora di fila solo per ordinare due hamburger con patatine e Coca (36€) di qualità dubbia (formaggio neanche sciolto nel cheeseburger). Il tempo passa, la pioggia aumenta, noi ormai abbiamo le rane nelle scarpe e l’umore sotto ai tacchi.

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Ci tiriamo un po’ su di morale con la Tower of Terror, una delle nostre attrazioni preferite (anche se dobbiamo fare quasi un’ora di fila per entrare), e poi con altre due attrazioni del parco, Crush’s Coaster e Ratatouille. La pioggia ci dà tregua solo per brevi attimi, siamo bagnati e sconsolati, perciò, avendo esaurito tutte le attrazioni degli Studios, ci rispostiamo nel parco principale, dove non ci resta altro che fare una lunga pausa merenda nel fast food di Discoveryland, con brownie e cioccolata calda, piedi fuori dalle scarpe per farle asciugare e la forte sensazione di aver buttato 100€ a testa per una giornata da dimenticare. Vabbè dai, c’è ancora lo spettacolo con i droni serale, in fondo siamo venuti per questo! … sì, come no. Decidiamo di andare a cena presto al Disney Village, la zona ristorazione/negozi fuori dai parchi, con l’idea di rientrare poi nel parco, sperando abbia smesso di piovere, dopo cena. Scegliamo l’Annette’s Diner, dove siamo stati molte volte in questi anni, un diner americano dove i camerieri sfrecciano con i pattini a rotelle in un’atmosfera deliziosamente anni ’50, ma anche qui facciamo mezz’ora di fila per trovare un tavolo. Mentre stiamo gustando il nostro cheeseburger, dò uno sguardo all’esterno e… STA NEVICANDO. Di brutto. L’8 aprile. È uno scherzo???

Ovviamente, con queste condizioni atmosferiche, non c’è nessuna speranza che venga fatto lo spettacolo con i droni, quindi, decisamente incazzati più che sconsolati, prendiamo atto del destino infernale di questa giornata, dei soldi buttati, riprendiamo la RER A e torniamo mesti a Parigi 🙁

Terzo giorno: Marais, Musée Carnavalet, Galeries LaFayette, Tour Eiffel

Ovviamente il mattino dopo il tempo non è dei migliori ma almeno non piove, e meno male, visto che oggi ci aspettano una ventina di chilometri a piedi e di farli di nuovo con i piedi bagnati anche no.

Dall’hotel con la metro raggiungiamo Place de la Bastille: completamente riqualificata dall’ultima volta che l’avevamo vista, con una grande zona pedonale attorno alla Colonne de Juillet che fa bella mostra di sè al centro e ricorda la rivoluzione del 1830. Da Place de la Bastille parte anche il Canal St. Martin, con la zona dell’Arsenale che non avevo mai visto. Ovviamente, se cercate nella piazza resti della Bastiglia non li troverete (troverete invece un teatro moderno, l’Opéra Bastille, e tanto traffico): sulla pavimentazione verso Rue Saint-Antoine si possono vedere segnati quelli che erano i confini della fortezza.

Noi ci dirigiamo proprio verso Rue Saint-Antoine per inoltrarci nel quartiere del Marais: arrivati al numero civico 62, un portone ci fa entrare nella corte interna del meraviglioso Hotel de Sully, oggi sede del Centre des Monuments Nationaux: attraversando un’altra porticina e passando accanto alla libreria (il cui soffitto – mi dicono – merita, ma purtroppo era ancora chiusa) eccoci nel meraviglioso giardino dell’Hotel de Sully, dove le foto si sprecano (peccato per il cielo grigio). Non ci resta altro che attraversare il giardino, infilarci in quella che sembra una porticina segreta in fondo e destra e – surprise! – sbuchiamo nella meravigliosa Place des Vosges, cuore del quartiere e prima piazza reale della città. Inaugurata nel 1612, la piazza è famosa per i portici che corrono lungo tutti i suoi lati e che ospitano gallerie d’arte, negozi storici e caffé. Nella piazza visse a lungo anche Victor Hugo, la cui casa-museo è visitabile.

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Da un passaggio seminascosto si entra nel giardino interno dell’Hotel de Sully
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Il giardino dell’Hotel de Sully
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Place des Vosges
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Giochiamo con le pozzanghere
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Attraversiamo il giardino al centro della piazza, con la bellissima fontana, e imbocchiamo Rue des Francs Bourgeois per la nostra prossima meta: il Musée Carnavalet. Colpevolmente snobbato nelle nove visite precedenti (anche perché è stato a lungo chiuso per ristrutturazione), il museo ci colpisce davvero piacevolmente: dedicato alla storia di Parigi dalla preistoria ai giorni nostri, è completamente gratuito (salvo per le esposizioni temporanee – durante la nostra visita ce n’era una dedicata a Marcel Proust che purtroppo era sold out, l’avrei visitata volentieri). Il palazzo stesso in cui è allestito (anzi, i palazzi, visto che sono due, l’Hotel Carnavalet e l’Hotel Le Peletier de Saint-Fargeau) è bellissimo e degno di una visita e di mille fotografie.

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Il cancello del Musée Carnavalet – il museo sulla storia di Parigi
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Al Musée Carnavalet c’è un’interessante sezione dedicata alle insegne antiche
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Nella sezione dedicata alla Rivoluzione Francese è esposta anche una piccolissima scarpa appartenuta (sembra) a Maria Antonietta

L’esposizione, davvero ben fatta e molto interattiva (quindi particolarmente adatta anche ai visitatori più piccoli) ripercorre completamente la storia della città dalla preistoria, al Medioevo, alla Rivoluzione Francese, ai giorni nostri. Particolarmente interessante, soprattutto per la sottoscritta che ha una specie di fissa a riguardo, la sezione delle vecchie insegne; ci sono poi ricostruzioni di intere stanze settecentesche e ottocentesche, e la sezione della Rivoluzione Francese, recentemente rinnovata, è fatta davvero molto bene e contiene delle chicche notevoli (come una scarpa – piccolissima! – di Maria Antonietta).

Passiamo due ore davvero piacevoli nel Museo, immersi completamente nella lunga e articolata storia di Parigi, e una volta usciti ci dirigiamo verso nord, passando per le stradine dell’Haut Marais: l’idea è quella di andare a mangiare qualcosa nel famoso Marché des Enfants Rouges, dove ci sono vari chioschi e bancarelle di cibo etnico e non solo, ma una volta arrivati a destinazione la situazione è insostenibile: centinaia di persone in fila ad ogni chiosco, strette spalla a spalla nelle corsie anguste del mercato, ovviamente senza mascherina. Ovviamente tossendo, spesso. Ovviamente senza mettere la mani davanti la bocca. Non so, non mi sento ancora abbastanza tranquilla da tentare la sorte infilandomi volontariamente in un assembramento del genere, quindi giriamo i tacchi e torniamo sui nostri passi, camminando fino al Centre Pompidou, il Museo d’Arte Contemporanea che avevamo già visitato in passato (anche se avremmo potuto visitarlo nuovamente, visto che i pezzi esposti cambiano continuamente) e che ci limitiamo perciò ad ammirare e fotografare da fuori. Ci sorprende anche un raggio di sole, e decidiamo di mangiare con un sandwich al tonno in uno dei numerosi locali della zona pedonale che porta al Forum des Halles. In rue Berger, davanti la meravigliosa e imponente Fontana degli Innocenti, scegliamo la catena Pomme de Pain, una specie di Subway francese dove mangiare bene a prezzi contenuti.

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Il museo d’arte contemporanea Centre Pompidou

Riposati (abbiamo già camminato per una decina di chilometri) e rifocillati, raggiungiamo il Forum des Halles, il gigantesco centro commerciale interrato in cui non entriamo, e proseguiamo, sotto – finalmente! – un caldo sole attraverso il Jardin Nelson Mandela verso la Bourse de Commerce (sede della Pinault Collection). Piccola deviazione nella Galerie Véro-Dodat, uno dei magnifici passages (gallerie commerciali coperte) di cui Parigi è piena soprattutto in questa zona e in quella dei Grands Boulevards, e giungiamo infine a Palais Royal, i cui magnifici giardini sono pienissimi di gente che passeggia, prende il sole, si gode il sabato pomeriggio. Non ci esimiamo dalle solite foto Instagram sui cilindri bianchi e neri, opera di David Buren, facciamo una piccola passeggiata lungo i giardini costeggiati dai portici con le storiche botteghe artigiane, e decidiamo di macinare qualche altro chilometro a piedi lungo Avenue de l’Opéra fino all’Opéra Garnier, il principale (e bellissimo) teatro lirico di Parigi. È possibile visitare anche l’interno (noi l’avevamo visto in una visita precedente), ma stavolta decidiamo di proseguire verso le Galeries LaFayette in Blvd Haussmann per salire sulla terrazza all’ultimo piano da cui si gode una meravigliosa vista sui tetti di Parigi, sulla Tour Eiffel, sul retro dell’Opéra e sulla città intera. Ci godiamo il panorama per un bel po’, e ci spostiamo poi all’interno delle Galeries, nella caffetteria all’ultimo piano, per una meritata fetta di torta e un po’ di pausa (il contachilometri, a fine giornata, segnerà 22 chilometri percorsi a piedi).

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L’Eglise Saint-Eustache
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Il palazzo della Bourse de Commerce visto dai giardini Nelson Mandela
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Il palazzo davvero particolare del Ministero della Cultura
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L’interno della bellissima Galerie Vero-Dodat
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Le colonne bianche e nere opera di David Buren al Palais Royal
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Gli inquietanti omini verdi di un’installazione temporanea al Palais Royal
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I giardini di Palais Royal
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L’Opera Garnier
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L’interno delle Galeries LaFayette, con la cupola colorata
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La vista dalla terrazza panoramica delle Galeries LaFayette
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La Basilica del Sacré Coeur vista dalla terrazza panoramica sul tetto delle Galeries LaFayette

Sazi e riposati, prima di prendere la metro per la prossima tappa ci infiliamo anche nei vicini grandi magazzini Printemps per ammirare la cupola in vetro colorato, che pur essendo meno famosa di quella delle Galeries LaFayette non ha nulla da invidiarle, anzi!

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La cupola dei magazzini Printemps
Parigi in 5 giorni turisti per caso
La vista dall’ultimo piano dei magazzini Printemps

È tardo pomeriggio, ormai, ed è arrivato il momento di andare a salutare da vicino lei, la Dame de Fer, la grande protagonista da ormai 133 anni del panorama parigino. Prendiamo la metro fino a Trocadero, per godere del panorama migliore della Tour Eiffel… ma la visuale è ostacolata da alcuni lavori al Palais de Chaillot, che uniti al miliardo – più o meno – di persone che cercano di fotografare e fotografarsi con la torre rende l’impresa quasi impossibile. Io entro in modalità sociopatica e cerco una visuale un po’ decentrata e soprattutto con meno persone attorno, anche perché in queste zone la sicurezza è quella che è (infatti qui assisteremo al primo ed unico tentativo di scippo di questi giorni, ai danni di un’incauta ragazza americana con borsetta aperta).

Parigi in 5 giorni turisti per caso
Parigi in 5 giorni turisti per caso
Parigi in 5 giorni turisti per caso

Ci incamminiamo verso la torre, ci fermiamo nei pressi del Pont d’Iéna per scattare altre foto in tranquillità, scendiamo sul lungo Senna e proseguiamo verso est e il centro città, se così si può chiamare, passeggiando lungo il fiume al tramonto, attraversandolo sulla Passerelle Debilly e proseguendo poi verso l’Esplanade des Invalides e il Quai d’Orsay per raggiungere il quartiere di Saint Germain des Prés, dove ci troviamo, di nuovo come la prima sera, a dover cercare un posto dove mangiare, con l’aggravante che oggi è sabato e i turisti sembrano quintuplicati. Dopo vari tentativi a vuoto, per la disperazione – e il dolore ai piedi – vengo meno al primo comandamento dei miei viaggi (“non mangiare cibo italiano all’estero, cerca di nutrirti sempre con i piatti tipici del luogo”) e ripieghiamo su una carbonara (passabile, ma costata ben 21€) al ristorantino italiano “L’Oliveto”. Distrutti da una giornata infinita e da 22 km fatti a piedi, torniamo all’hotel, felici e soddisfatti di questa prima giornata completamente parigina.

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ll Grand Palais visto dalla Senna al tramonto
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Il Ponte Alexandre III al tramonto
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Quarto giorno: Tour Montparnasse, Jardins de Luxembourg, Quartiere Latino, Moschea di Parigi, Jardin des Plantes

Il tempo continua a migliorare gradualmente giorno dopo giorno, così stamattina decidiamo di cominciare ammirando la città dall’alto, scegliendo l’unico punto altissimo di Parigi da dove si ammira anche la Tour Eiffel (che ovviamente non è la Tour Eiffel stessa)… la Tour Montparnasse!

Ci eravamo stati nel lontano 2007… come vedete sono cambiati i davanzali, il soffitto, i nostri potenti mezzi tecnologici e anche le rughe, mannaggia! (e i capelli di Ale):

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La Torre si trova nel quartiere omonimo e al costo di 19€ permette di salire fino al 56esimo piano, a quasi 200 metri di altezza, per una vista spettacolare a 360° su tutta la città. C’è sia un osservatorio chiuso, con vetrate panoramiche e anche una caffetteria in cui rilassarsi, sia una terrazza all’aperto – ma con vetri protettivi – dove scattare le foto più belle e dove vengono anche organizzati concerti ed eventi.

Parigi in 5 giorni turisti per caso
Parigi in 5 giorni turisti per caso

Restiamo sulla Tour Montparnasse per un’oretta, scattando l’impossibile, e poi decidiamo di macinare chilometri anche oggi raggiungendo i meravigliosi Jardins de Luxembourg a piedi. Esce un magnifico sole, che ci godiamo seduti su una delle centinaia di sedie in ferro battuto verdi messe a disposizione, ammirando il laghetto, i fiori e il Palais du Luxembourg, sede del Senato. Oggi, tra l’altro, a Parigi è il giorno del primo turno delle elezioni presidenziali, ma noi quasi non ce ne accorgiamo, se non per due file di elettori in attesa di votare davanti ad alcune scuole. Rimaniamo un’ora al calduccio e al sole, godendoci la vita, e decidiamo poi di andare a procacciarci il cibo fuori dal parco: troviamo una boulangerie della catena Paul che con 10€ propone sandwich a scelta, bibita e dolce a scelta, e ritorniamo nel parco con la nostra bella baguette al tonno e una meravigliosa tartelette au chocolat, per gustarceli con calma su una panchina. Davanti a noi bambini che giocano, passerotti in cerca di briciole, turisti e parigini che passeggiano… un momento di vera pace.

Parigi in 5 giorni turisti per caso
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Un po’ a malincuore finito di pranzare ci alziamo e ci inoltriamo nel Quartiere Latino, passando per la Chiesa di Saint-Sulpice (che la maggior parte di voi conoscerà per il Codice da Vinci), il Panthéon e la stupenda chiesa di Saint-Etienne-du-Mont, sconosciuta a molti ma assolutamente da non perdere per il suo jubé (la parete divisoria che attraversa la navata).

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Il muro dedicato a Rimbaud
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La chiesa di Saint-Etienne-du-Mont, a fianco del Pantheon
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L’interno della chiesa di Saint-Etienne-du-Mont con lo splendido jubé
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Attraverso la famosa e piena di vita Rue Mouffetard raggiungiamo una delle mete nuove di questa decima visita parigina: la Grande Moschea di Parigi. Il biglietto costa 3€ e permette di visitare gli stupendi giardini, la sala grande, la biblioteca e anche la caffetteria dove mi dicono si beva un tè fantastico accompagnato da pasticcini di mandorle (c’era purtroppo un miliardo di persone e non siamo riusciti ad entrare). La sala della preghiera ovviamente è interdetta al pubblico. C’è anche un hammam, con giorni diversi dedicati a uomini e donne. Il venerdì, giorno di preghiera, la Moschea non si può visitare.

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Murales nei pressi di Rue Mouffetard
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Vecchia insegna din Rue Mouffetard
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La Grande Moschea di Parigi
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L’ingresso
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Il giardino con la fontana
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La biblioteca della Grande Moschea di Parigi
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Dopo questa interessantissima visita, ci spostiamo al vicino Jardin des Plantes, che, di nuovo colpevolmente, non avevamo mai preso in considerazione nelle nove visite precedenti: grandissimo errore! Il parco, enorme, bellissimo e pieno di attrazioni, rientra ora assolutamente nella mia personale lista di posti preferiti di Parigi. Fondato nel 1626, è il principale orto botanico di Francia e, nei suoi 28 ettari, ospita quattro gallerie del Museo di Storia Naturale (tra cui la bellissima Grande Galérie de l’Evolution) e la Ménagerie, il più antico zoo di Francia e il secondo più antico al mondo dopo Schonbrunn a Vienna. Piccolino e un po’ datato nelle sue gabbie (che farebbero – giustamente – inorridire gli animalisti) è stato comunque una sosta piacevole: abbiamo ammirato dei meravigliosi fenicotteri rosa, di cui uno particolarmente vanitoso ed esibizionista, e abbiamo scoperto che il tapiro, che nella mia mente era piccolo e probabilmente dorato come quelli che consegnano a Striscia la Notizia, in realtà è enorme e bicolor.

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Il parco è uno splendore, completamente fiorito, e fanno bella mostra di sé soprattutto i meravigliosi ed enormi ciliegi giapponesi, bianchi e rosa, al centro della passeggiata principale.

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Il meraviglioso ciliegio giapponese in fiore al centro della passeggiata nel Jardin des Plantes
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Le serre del Jardin des Plantes
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Lama pieni di voglia di fare alla Ménagerie
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Fenicotteri esibizionisti
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È ormai arrivato il tardo pomeriggio, il tempo è meraviglioso, il sole scalda, siamo in pace con il mondo e decidiamo di raggiungere nuovamente il lungosenna, come la sera precedente, per concederci una passeggiata al tramonto, stavolta sulla Rive Gauche. Scopriamo così che il lungosenna, su quel tratto che arriva all’Ile Saint Louis, è ritrovo la sera di buskers, giocolieri vari, cantanti e soprattutto ballerini: ogni 50 metri si sente musica diversa, e i parigini vanno a ballare la salsa, o il rock’n’roll, o il jive, in un’atmosfera di felicità e allegria che ci fa veramente toccare con mano quanto la gente abbia voglia di tornare a vivere, dopo questi terribili due anni. Mi commuovo.

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Ciondoliamo pigramente fino all’Ile-Saint-Louis, dove scendiamo sullo Square Barye, sulla punta occidentale dell’isola, per goderci l’atmosfera assieme a molte altre persone. Ce la prendiamo un po’ troppo comoda, e così arriviamo tardi anche stasera al momento “ricerca di un posto dove mangiare”. Forti delle esperienze precedenti negli Hard Rock Café di tutto il mondo, decidiamo di raggiungere quello parigino, nella zona dei Grands Boulevards, con la metro, sicuri che avremmo dovuto solo aspettare al massimo una mezz’ora per ottenere un tavolo per due, come ci era sempre successo dappertutto (anche qui a Parigi). Arriviamo all’Hard Rock Café, chiediamo un tavolo per due… e il cameriere ci ride letteralmente in faccia (atteggiamento molto poco professionale e molto poco in linea con gli standard Hard Rock che conosciamo bene), dicendoci che c’è un’attesa di ALMENO due ore e mezza. Strano, il locale non mi sembra neanche pieno. Infastiditi, delusi e anche un po’ incazzati, ripieghiamo a malincuore sul Burger King 50 metri più su, e almeno risparmiamo. Per tirarci su il morale però decidiamo di concludere la serata, l’ultima serata a Parigi, risalendo sulla collina di Montmartre per ammirare la Tour Eiffel che, allo scoccare di ogni ora, brilla per 5 minuti. Ci regaliamo anche una crêpe alla Nutella che ci riconcilia con il mondo e con Parigi 🙂 Fatti i nostri 20 km a piedi anche oggi, siamo pronti a tornare in hotel, per l’ultima notte, domani ahimè si torna a casa 🙁

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Uno dei locali storici in Place du Tertre a Montmartre
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Place du Tertre
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Quinto giorno: Parc Monceau, Arc de Triomphe, Défense, Champs-Élysées, Rue de Rivoli, Quartiere Latino

È arrivato l’ultimo giorno di questa minifuga parigina 🙁 Ci alziamo, facciamo colazione e check out e lasciamo le valigie gratuitamente all’hotel, le verremo a riprendere oggi pomeriggio (abbiamo il volo alle 21:40). Prendiamo la metro fino al Parc Monceau, un meraviglioso piccolo parco che avevamo scoperto in una visita precedente – i parchi pubblici a Parigi sono veramente tantissimi, e tutti mantenuti magnificamente – e lo attraversiamo con calma, tra chi fa jogging e chi va in ufficio (in fondo oggi è lunedì) – fino a raggiungere, attraverso Avenue Hoche, Place de l’Étoile (Charles de Gaulle) e l’Arco di Trionfo. Sono le 10 del mattino e l’Arco apre proprio adesso, quindi ci mettiamo in fila (rapida) per acquistare i biglietti e saliamo i 284 gradini a chiocciola fino alla terrazza panoramica, da cui si gode una vista meravigliosa sugli Champs-Élysées, su tutte le avenues che si dipartono da Place de l’Étoile e sul quartiere della Défense. È pazzesco soprattutto vedere il traffico assurdo ai nostri piedi, con le macchine come formiche impazzite che si tagliano la strada e si incrociano in una danza decisamente pericolosa (anni fa, in una visita precedente, abbiamo attraversato in macchina questa gigantesca rotatoria e Ale assicura che è stata un’esperienza mistica, pari quasi al guidare a Roma in una giornata di pioggia o al dover cambiare corsia sull’Interstate a Los Angeles).

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Il delizioso Parc Monceau
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Il panorama a 360° dalla sommità dell’Arco di Trionfo
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Scesi dall’Arco, prendiamo la metro per solo poche fermate, decisi a sfruttare il Pass Navigo Jour che abbiamo ricaricato sulla nostra card per la giornata di oggi e raggiungere così la Défense, la zona degli affari di Parigi, con i suoi grattacieli e la sua Grande Arche che è in linea con l’Arco di Trionfo e gli Champs-Élysées. È possibile salire in cima (noi l’abbiamo fatto qualche anno fa) ma stavolta ci limitiamo a sederci sulla scalinata, goderci un po’ il panorama e l’andirivieni di persone, per poi riprendere la metro e tornare a Place de l’Étoile, per percorrere gli Champs-Élysées fino a Place de la Concorde. Troviamo moltissimi negozi chiusi anche qui (la pandemia si è fatta sentire…), ma è comunque piacevole passeggiare al sole, attraversando anche i Jardins des Champs-Élysées, fino a raggiungere Place de la Concorde (il cui famoso obelisco è in ristrutturazione quindi impacchettato), entrare nuovamente nei Jardins des Tuileries come il primo giorno (oggi almeno non c’è il vento) per poi deviare lungo Rue de Rivoli. Proseguiamo sul lungosenna sulla Rive Droite fino al Pont Neuf, che ci porta sull’Ile de la Cité, il cuore di Parigi: non arriviamo fino a Notre Dame, che ammiriamo dal ponte e che è davvero un colpo al cuore, un dolore assurdo a vederla così mutilata, dopo averla visitata e amata così tante volte. Speriamo la ristrutturino “com’era, dov’era” nel più breve tempo possibile (dicono per il 2024, per le Olimpiadi).

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Il Pont Neuf (che a dispetto del nome è il più antico di Parigi)
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Ci intrufoliamo nelle viuzze medievali dell’Ile fino a raggiungere la stupenda Place Dauphine, uno dei luoghi più autentici e imperdibili di Parigi secondo me: i tavolini dei cafés sono pieni, il sole filtra tra gli alberi al centro della piazzetta, e gli anziani giocano a bocce. Troviamo posto ad un café, su un tavolino sotto gli alberi, ci godiamo un pranzetto tipicamente parigino a base di crepes e galettes e salutiamo a modo nostro Parigi. È stato un piacere, come sempre. La decima volta, ma le stesse emozioni della prima, e la sensazione che ci sia molto altro da scoprire, in questa pazzesca ed eterna città.

Nel pomeriggio ci spostiamo nel Quartiere Latino e a Les Halles per comprare gli ultimi souvenir e regalini per gli amici e i parenti, torniamo in hotel a recuperare le valigie e raggiungiamo l’aeroporto di Charles de Gaulle con la RER B. Il volo è in ritardo di un’ora, arriveremo a Venezia ad un’ora indecente e a Trieste alle 3, ma felici e soddisfatti di aver scelto Parigi come meta del primo viaggio all’estero dopo 3 anni.

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Letture consigliate: le guide che mi sono state utili

Come potete immaginare, dopo 10 visite la sezione “Parigi” della mia libreria di viaggio è alquanto ben fornita 🙂 Alcune guide, però, comprate in occasione delle primissime visite, erano ormai obsolete (oltre che distrutte): ho deciso perciò di comprare la versione aggiornata della guida Feltrinelli e un’altra guida insolita, di approfondimento, che si è rivelata davvero preziosa e che vi consiglio: “Parigi. Itinerari a piedi” della National Geographic.

Cosa fare in 5 giorni a Parigi?

Cosa fare a Parigi in 5 giorni.
Giorno 1: Cattedrali, musei, giardini e crociere..
Giorno 2: Palazzi, Torre Eiffel e Arco di Trionfo..
Giorno 3: Il Quartiere Latino e il Museo d'Orsay..
Giorno 4: Cimiteri storici, catacombe e mercati..
Giorno 5: Le Marais, Picasso e Dalì..

Quanti giorni servono per visitare bene Parigi?

Quanti giorni servono per visitare Parigi? Parigi è davvero immensa e ricca di attrazioni, per cui ci vorrebbe almeno una settimana per riuscire a vederle tutte. In ogni caso, sono necessari almeno 4 o 5 giorni per visitare almeno le attrazioni principali.

Cosa fare appena arrivati a Parigi?

12 cose da fare se visiti Parigi per la prima volta.
Passeggiare su Avenue des Champs Elysées..
Salire sulla Torre Eiffel..
Visitare Notre Dame..
Scoprire Parigi dalla Senna..
Scoprire Parigi su quattro ruote..
Visitare il Museo del Louvre..
Innamorarsi a Montmartre..
Godersi uno spettacolo al Moulin Rouge..

Quanto costa quattro giorni a Parigi?

PREZZI Paris ALL INCLUSIVE PASS.