Il poeta inglese della ballata del vecchio marinaio

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La ballata del vecchio marinaio - The rime of the Ancient Mariner | Samuel Taylor Coleridge

Il poeta inglese della ballata del vecchio marinaio

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Curiosità/Significato su: Il poeta inglese de La ballata del vecchio marinaio

La ballata del vecchio marinaio La ballata del vecchio marinaio (The Rime of the Ancient Mariner) è una ballata scritta e ripresa più volte da Samuel Taylor Coleridge e pubblicata nel 24 ' (2 830 parole) - 16:23, 21 gen 2021

Altre definizioni con poeta; inglese; ballata; vecchio; marinaio; Il poeta di Myricae; Guillaume, poeta francese; Jacques, il poeta de Le foglie morte; Piagnistei da poeta; Jonathan scrittore inglese contemporaneo; Lo scrittore inglese Deighton; Il se inglese; Famoso collegio inglese; Vecchio nome del Ghana; In genere, più è vecchio e più è forte! Vino; __Vecchio: a Firenze, Piazza della Signoria; Un vecchio telegramma; Il nome nel cuore del marinaio; Ultime Definizioni

Con “La ballata del vecchio marinaio”, S.T. Coleridge ha prodotto una fra le più celebri e amate ballate di tutti i tempi, divenuta emblema del Romanticismo inglese. Condividiamo con voi la prima parte del componimento, in cui S.T. Coleridge crea la cornice dell’avvincente racconto.

È un vecchio marinaio, e ferma uno dei tre
convitati: «Per la tua lunga barba grigia e il tuo
occhio scintillante, e perché ora mi fermi?

Le porte del Fidanzato son già tutte aperte, e io
sono il più stretto parente; i convitati son già
riuniti, il festino è servito, tu puoi udirne di qui
l’allegro rumore.»

Ma egli lo trattiene con mano di scheletro.
«C’era una volta un bastimento …» comincia a
dire. «Lasciami, non mi trattener più, vecchio
vagabondo dalla barba brizzolata!» E quello
immediatamente ritirò la sua mano.

Ma con l’occhio scintillante lo
attrae e lo trattiene. E il Convitato resta come paralizzato,
e sta ad ascoltare come un bambino di tre anni: il
vecchio Marinaro è padrone di lui.

Il Convitato si mise a sedere sopra una pietra: e
non può fare a meno di ascoltare attentamente.
E così parlò allora quel vecchio uomo, il Marinaro
dal magnetico sguardo:

«La nave, salutata, avea già lasciato il porto, e
lietamente filava sull’onde, sotto la chiesa, sotto
la collina, sotto l’alto fanale.

Il Sole si levò da sinistra, si levò su dal mare.
Brillò magnificamente, e a destra ridiscese nel mare

Ogni di più alto, sempre più alto finché diritto
sull’albero maestro, a mezzogiorno …»
Il Convitato si batte il petto impaziente,
perché sente risuonare il grave trombone.

La Sposa si è avanzata nella sala:
essa è vermiglia come una rosa; la precedono,
movendo in cadenza la testa,
i gai musicanti.

Il Convitato si percuote il petto,
ma non può fare a meno di stare a udire il racconto.
E così seguitò a dire quell’antico uomo,
il Marinaro dall’occhio brillante.
«Ed ecco che sopraggiunse la burrasca, e fu
tirannica e forte. Ci colpì con le sue irresistibili ali,
e, insistente, ci cacciò verso sud.

Ad alberi piegati, a bassa prora,
come chi ha inseguito con urli e colpi
pur corre a capo chino sull’orma del suo nemico,
la nave correva veloce, la tempesta ruggiva forte,
e ci s’inoltrava sempre più verso il sud.

Poi vennero insieme la nebbia e la neve;
si fece un freddo terribile: blocchi di ghiaccio,
alti come l’albero della nave, ci galleggiavano attorno,
verdi come smeraldo.

E traverso il turbine delle valanghe,
le rupi nevose mandavano sinistri bagliori:
non si vedeva più forma o di bestia
– ghiaccio solo da per tutto.

Il ghiaccio era qui, il ghiaccio era là,
il ghiaccio era tutto all’intorno:
scricchiolava e muggiva, ruggiva ed urlava.
come i rumori che si odono in una sincope.

Alla fine un Albatro passò per aria,
e venne a noi traverso la nebbia.
Come se fosse stato un’anima cristiana,
lo salutammo nel nome di Dio.

Mangiò del cibo che gli demmo, benché nuovo per lui;
e ci volava e rivolava d’intorno.
Il ghiaccio a un tratto si ruppe,
e il pilota poté passare fra mezzo.

E un buon vento di sud ci soffiò alle spalle,
e l’Albatro ci teneva dietro;
e ogni giorno veniva a mangiare o scherzare sul bastimento,
chiamato e salutato allegramente dai marinari.

Tra la nebbia o tra ’l nuvolo, su l’albero o su le vele,
si appollaiò per nove sere di seguito;
mentre tutta la notte attraverso un bianco vapore
splendeva il bianco lume di luna.»

«Che Dio ti salvi, o Marinaro,
dal demonio che ti tormenta!
«Perché mi guardi così, Che cos’hai?»
«Con la mia balestra, io ammazzai l’Albatro!»

S.T. Coleridge e l’eterno fascino del mare

Contenuta a prefazione delle “Lyrical ballads” di S.T. Coleridge e William Wordsworth (1798), “La ballata del vecchio marinaio” è un autentico capolavoro letterario concepito da S.T. Coleridge.

Il componimento, che consta di 7 parti, ha per protagonista un vecchio marinaio che si è macchiato di un atroce delitto: ha ucciso un albatros, un animale dai richiami fortemente simbolici.

Si tratta infatti di un uccello sacro in molte religioni, emblema del legame che unisce uomo e natura.
Quando il marinaio uccide l’albatros, si macchia dunque di un atto empio, un atto di hybris che S.T. Coleridge assimila alla crocifissione di Cristo.

Nella prima parte, quella che abbiamo appena letto, il vecchio marinaio dalla barba grigia si imbatte in tre giovani uomini invitati ad una festa di nozze e ne intrattiene uno con il racconto della sua incredibile avventura in mare. Se dapprima il giovane è turbato dall’aspetto del marinaio, quando quest’ultimo inizia il suo racconto con sguardo magnetico e voce rotta dal senso di colpa, sembra impossibile non ascoltare con vivo interesse ciò che egli ha da dire.

E così ha inizio la storia, con la nave del marinaio che, spinta oltre l’Equatore verso l’Antartide, rimane vittima di una terribile tempesta e finisce nei pressi del Polo Sud. Il ghiaccio impedisce alla nave di muoversi, e i marinai temono per la propria sorte. È qui che S.T. Coleridge fa entrare in scena l’albatros, la cui uccisione ingiustificata susciterà emozioni contrastanti nei membri dell’equipaggio.

Con questo emozionante componimento che vede protagonisti il mare e la natura, S.T. Coleridge si serve della forma popolare della ballata, ricca di stimoli visivi e uditivi oltre che di allegorie e simboli, per veicolare un messaggio sul senso di colpa e la sofferenza dell’uomo, che in qualche modo può essere redento. Un componimento dalla bellezza senza eguali, che è diventato il manifesto del Romanticismo inglese e ha fatto la storia della letteratura mondiale.