Qual è l importanza delle comunità per il recupero dei tossicodipendenti

Un effetto molto grave delle droghe è l’assuefazione,   una malattia acquisita del cervello, che, secondo uno studio effettuato negli USA, comporta ogni anno alla società un costo di 2000 US dollari ad abitante in spesa sanitaria, giornate di lavoro perse e criminalità.

La neurobiologia sta chiarendo i meccanismi che alterano la capacità del drogato di decidere e di mantenere un equilibrio emotivo ed un controllo sul comportamento volontario. Ogni droga agisce attivando le zone cerebrali della ricompensa (o soddisfazione) con rilascio di dopamina, l’ormone del piacere; questa modifica la plasticità del cervello, ossia agisce sulla comunicazione tra i neuroni, potenziando i circuiti legati al ricordo dell’esperienza, che divengono sempre più attivi ed aumentano il ricordo del piacere, ma anche quello del dolore (depressione) da astinenza.

Questa memoria con il passar del tempo si attiva anche autonomamente ed è alla base dell’ansia di avere della droga in grande quantità. Il drogato alla fine perde la capacità di godere delle normali soddisfazioni della vita e cerca solo nuova droga per disporre di più soddisfazione, che invece con il continuo uso di droga tende a diminuire. Aumentando la dose di droga, la sua mancanza attiva un sistema di anti-soddisfazione, che induce il drogato ad assumere sempre più droga per sfuggire agli effetti negativi. Anche la corteccia frontale viene implicata nel resettaggio ed il soggetto va incontro ad un peggioramento delle sue capacità cognitive, dell’equilibrio comportamentale, del giudizio critico e della volontà, compresa quella di porre fine all’uso di droghe.

La famigliarità, la giovane età, il livello sociale, lo stress socio-economico, l’atteggiamento permissivo della società sono fattori che facilitano l’uso di droghe e le sue conseguenze negative, e così pure alcune malattie mentali. Ecco perché la società ha il dovere di attivare servizi di prevenzione e di recupero, cominciando dal prevenire con ogni mezzo l’iniziazione degli adolescenti che sono i più a rischio, perché la loro neuroplasticità è elevatissima e le attività della corteccia prefrontale (giudizio critico, controllo delle emozioni e dell’impulsività) sono ancora limitate.

Bisogna far crescere negli adolescenti la capacità di autocontrollo e capacità di vivere nella società, creare opportunità per una forte educazione e far crescere la personalità e l’autonomia di giudizio e comportamento. Se la prevenzione fallisce, è necessario che il trattamento medico sia disponibile e personalizzato, sia basato su farmaci efficaci e sia accompagnato da terapie comportamentali. Le aree corticali non maturano prima di 21-25 anni e quindi l’autocontrollo non è completo nei giovani. Per questo il divieto di uso di ogni droga legale (alcool, fumo) dovrebbe essere esteso fino all’età di 21 anni, anche perchè la legalizzazione di esse altro non fa che non aumentare i consumi per arricchire i produttori. Infine è importante che la medicina e specie i medici generalisti siano impegnati fortemente nel prevenire, curare e sostenere tutti coloro che si drogano, ma è anche indispensabile che l’opinione pubblica capisca e sostenga gli sforzi della società per ridurre il carico di sofferenza che oggi affligge coloro che usano droghe.

La comunità terapeutica

I Servizi per le Tossicodipendenze (SerT) sono i servizi pubblici del Sistema Sanitario Nazionale dedicati alla cura, alla prevenzione e alla riabilitazione delle persone che hanno problemi conseguenti all’abuso di sostanze stupefacenti (droghe o alcol). I SerT sono attivi all’interno della Asl, in Italia ce ne sono 500. I servizi forniti dai SerT non sono a pagamento e chi vi si rivolge non è obbligato a fornire i propri dati anagrafici, poiché è garantito il diritto all’anonimato. Piu’ in particolare nei SerT si accerta lo stato di salute psicofisica del soggetto, si valuta periodicamente l’andamento e i risultati del trattamento sui singoli tossicodipendenti, si definiscono programmi terapeutici individuali da realizzare anche in strutture di recupero sociale, cioè le comunita’ per tossicodipendenti.

La comunità per tossicodipendenti si è fin dall’inizio contraddistinta per il riconoscimento e il rispetto della dignità umana e la possibilità di un intervento centrato sull’aiutare il tossicodipendente a ritrovare se stesso e riprogettare la sua esistenza. Il primo periodo di permanenza è quello più problematico per l’ospite. L’accettazione della vita in gruppo, la condivisione di spazi e tempi, l’accettazione di regole nuove, rappresentano solo alcuni fattori che possono portare all’abbandono della struttura.

La comunità per tossicodipendenti è un luogo in cui le relazioni, i laboratori, le attività sono in funzione dell’individuo, cioè si adottano percorsi personalizzati. Gli ospiti di una comunità per tossicodipendenti vivono insieme, passano una parte della loro vita in un luogo dove il compito principale è affrontare quelle problematiche che hanno provocato un momento di crisi nella loro vita. È uno spazio protetto dove gli operatori (medici, psicologi, infermieri, educatori) sono impegnati in vari modi ad aiutare i  pazienti a riprendere un contatto con la realtà.

In Italia ci sono molte comunità per tossicodipendenti, con metodologie più o meno simili. Una delle Comunità più note è quella di San Patrignano, che da quasi 40 anni accoglie ragazzi e ragazze con gravi problemi di droga in maniera completamente gratuita e senza richiedere alcun contributo alle loro famiglie né allo Stato.

Dal 1978 a oggi, San Patrignano ha accolto oltre 25.000 persone, offrendo loro una casa, l’assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, di imparare un lavoro, di cambiare vita e di rientrare a pieno titolo nella società. Nella Comunità svolgono la loro attività 109 operatori volontari e 313 tra collaboratori e consulenti, il 32,5% dei quali provenienti dal percorso di recupero. La comunità accoglie, inoltre, bambini, figli di operatori e di ragazzi che svolgono il percorso, numerosi nuclei familiari e minorenni (suddivisi in due strutture interne, una maschile ed una femminile) con problematiche di disagio e consumo di droghe. Il percorso terapeutico è essenzialmente educativo e riabilitativo, la persona non viene considerata affetta da una “malattia” e non vengono, quindi, utilizzati trattamenti farmacologici per la dipendenza. Il programma di recupero è personalizzato e varia a seconda delle situazioni e la durata minima è di tre anni.

Quando un ragazzo entra in comunità, viene inserito in uno dei settori di formazione in cui San Patrignano è suddivisa, qui è affidato a un ragazzo che diventa suo tutor e che nel primo anno di comunità lo segue costantemente.

Attraverso il confronto emergono le criticità e le fragilità dell’individuo, che vengono di volta in volta analizzate ed affrontate. Ad ogni ragazzo, durante il percorso, sono affidate via via maggiori responsabilità. Col passare del tempo egli stesso diviene tutor di un’altra persona bisognosa di aiuto, in questo modo gli ospiti della comunità recuperano il piacere di sentirsi utili a sé stessi e agli altri, sperimentando nuove forme di gratificazione, alternative a quelle illusorie offerte dalle droghe. Le regole di vita in comunità altro non sono che quelle di una civile convivenza, nel rispetto di se stessi, degli altri e dell’ambiente.

Durante il percorso si cerca anche di ricostruire il rapporto fra il ragazzo e la sua famiglia. Inizialmente è previsto un distacco, ad eccezione di una comunicazione attraverso lettere, mentre alla famiglia è consigliato di seguire un percorso parallelo frequentando una delle associazioni presenti in tutta Italia legate a San Patrignano. Dopo circa un anno (dipende dal ragazzo) la famiglia può fare la prima visita in comunità, incontri che poi diventano tre o quattro all’anno. Dopo i primi tre anni circa il ragazzo tornerà per la prima volta a casa per circa dieci giorni. La percentuale di persone totalmente recuperate dopo aver completato il percorso a San Patrignano supera il 72 per cento.

La comunità da anni si impegna anche nel campo della prevenzione della tossicodipendenza, attraverso iniziative sia all’interno della comunità che sull’intero territorio italiano.

La comunità terapeutica è il luogo dove si cerca di dare una risposta efficace ai tanti giovani e alle famiglie che vivono il dramma della dipendenza da sostanze stupefacenti. Negli ultimi anni oltre alla dipendenza da sostanze stupefacenti si è cercato di dare una risposta anche a nuove problematiche come l’etilismo, le droghe moderne, la dipendenza dal gioco d’azzardo.

Oltre a San Patrignano in Italia vi sono altre comunità altrettanto efficaci:

Narconon Gabbiano,Comunità San Gallo, Centro Kades o.n.l.u.s, Comunità Incontro “San Luigi”, La Casa del Sole, Comunità di Sant’Egidio, Comunità Papa Giovanni XXIII

G.Giammetta e R.Santomarco con la collaborazione di E.Mucedola- 3^I

Qual è l importanza delle comunità per il recupero dei tossicodipendenti

Qual è l importanza delle comunità per il recupero dei tossicodipendenti

Qual è l'importanza delle comunità?

Le comunità oggi: cosa sono Lo scopo è quello della crescita individuale intesa come processo sociale, il compito è quello di permettere ad un individuo di raggiungere il proprio potenziale.

Quali sono le più importanti comunità per il recupero dei tossicodipendenti in Italia?

Il Narconon Gabbiano, attivo dal 1988, è senza ombra di dubbio una tra le più importanti comunità per tossicodipendenti in Italia perchè, nel corso degli anni, ha aiutato migliaia di persone a smettere di usare droga e risolvere, così, un problema di tossicodipendenza.

Come sono organizzate le comunità per il recupero dei tossico dipendenti?

L'importanza del gruppo Il ragazzo vive in stanza assieme al tutor e ad altri ragazzi. Ogni stanza ha un suo responsabile, così come ogni settore ha uno o più educatori di riferimento. Sono principalmente questi i gruppi con cui il ragazzo vive la quotidianità in comunità.

Come funziona la comunità di recupero?

Si tratta di un'attività fornita da terapeuti professionisti e si estrinseca in una vera e propria terapia per mezzo di un dialogo con l'utente; ogni programma sarà previsto dal terapeuta a partire dal caso specifico riguardante l'esperienza individuale di ciascuno.