Basta un caffè per essere felici frasi

«La cosa più difficile nella vita è vivere senza mentire.»

FËdor dostoevskij

Lo diceva Dostoevskij e, con la stessa frase, inizia Basta un caffè per essere felici, il seguito di Finché il caffè è caldo.

Nel primo libro Toshikazu Kawaguchi ci ha trasportati nella caffetteria diventata famosa per i suoi viaggi nel tempo. Abbiamo incontrato chi ha viaggiato nel passato per incontrare la sorella morta in un incidente stradale; chi per incontrare il marito, malato di alzheimer, quando ancora riusciva a riconoscere la moglie; chi per chiedere al fidanzato perché l’avesse lasciata.

C’è stato anche chi ha deciso di viaggiare nel futuro, per quanto incerta fosse questa destinazione, per vedere la figlia, dopo aver perso la vita dandola alla luce.

Basta un caffè per essere felici vede nuovi protagonisti dei viaggi nel tempo, senza mai dimenticare i personaggi che abbiamo imparato a conoscere nel primo racconto. Incontriamo nuovamente Nagare, proprietario della caffetteria, Kazu, cugina e (ancora per poco) la sola incaricata a versare il caffè che fa tornare indietro nel tempo, e la piccola Miki, figlia di Nagare, in trepida attesa di compiere i 7 anni di età per poter prendere il posto di Kazu nel versare il caffè.

È proprio una bugia il movente che spinge Gōtaro a tornare indietro nel tempo per incontrare l’amico Shuichi, morto insieme alla moglie in un incidente d’auto, per confessargli di aver cresciuto sua figlia senza mai dirle la verità e, cioè, che il vero padre era morto.

Poi c’è Yukio, che torna indietro nel tempo per incontrare la madre defunta. In questo caso, è proprio nel passato che l’uomo, ormai quarantenne, racconta una bugia alla madre per renderla fiera di lui.

E cosa dire del detective in pensione, tornato indietro di trent’anni per donare un regalo di compleanno alla moglie?

Davvero tanti i personaggi, le cui storie si intrecciano fino a formare un racconto sempre ricco di colpi di scena, nella sua semplicità.

Un finale inaspettato, poi, ci rivela l’identità della donna fantasma seduta sull’unica sedia della caffetteria che consente di viaggiare nel tempo, in abito bianco e intenta a leggere un romanzo, sempre presente in tutta la narrazione, in questo libro come nel primo.

Interessante anche la traduzione del romanzo, a cura di Claudia Marseguerra. Ho l’impressione che alcuni riferimenti agli oggetti e alla cultura giapponesi siano un’aggiunta della traduttrice, per far entrare il lettore italiano nel contesto. Faccio riferimento, ad esempio, alle pareti intonacate della caffetteria, di un tenue color beige simile al kinako, la farina di soia tostata.

E poi i temi trattati: dall’amore in tutte le sue forme, come scandito dai titoli dei capitoli (I due amici – Madre e figlio – Gli innamorati – Marito e moglie), alla morte, vista qui non come fine della vita, ma come inizio della stessa, perché così vuole chi ci lascia e, soprattutto, perché tutti meritiamo di essere felici.

Un racconto che mi ha fatto emozionare e che, dopo averlo concluso, mi ha lasciato una bellissima sensazione di serenità.

Ho amato Finché il caffè è caldo, libro che ho chiuso sentendomi appagata per la bella storia che avevo incontrato nel mio cammino di lettrice.

Poi, ho scoperto che Toshikazu Kawaguchi mi avrebbe riaperto le porte di quella caffetteria senza finestre di Tokyo, dove si può viaggiare nel tempo. E io mi ci sono fiondata, in quel posto, tra quelle pagine, ma è stato un ritorno strano: bello, come se non avessi mai lasciato quelle quattro mura, e allo stesso tempo meno appagante.

Basta un caffè per essere felici: trama

Sono passati sei anni da quando si è chiusa la storia di Finché il caffè è caldo. Molte cose sono cambiate. Alcune persone non ci sono più, altre sono graniticamente uguali a se stesse, altre ancora si sono affacciate alla vita.

Una cosa non cambia: nella caffetteria di Tokyo si può ancora viaggiare nel tempo, e le regole di questa esperienza sono sempre le stesse. Tornare indietro non cambierà il presente, si può incontrare solo chi è stato nella caffetteria, non ci si può alzare da quella sedia particolare che permette di viaggiare nel tempo e soprattutto, bisogna tornare prima che il caffè si raffreddi. Molte regole che spesso scoraggiano i clienti, ma c'è chi ha dei conti in sospeso con il passato (o con il futuro) e decide di farsi versare il caffè e di sparire in una nube di vapore, per incontrare qualcuno. Lo fa Gotaro, che deve confessare una bugia; lo fa Yukio, per salutare la madre; lo fa Katsuki, venendo dal passato nel futuro e, infine, lo fa Kiyoshi, per rivedere la moglie. Incastonate su queste vicende, scorrono le giornate della famiglia che gestisce la caffetteria e che svela qualcosa in più su di sé.

Recensione di Basta un caffè per essere felici

Come anticipavo, aprire Basta un caffé è stato un po' come riprendere in mano Finché il caffè è caldo: se non fosse per il salto temporale, non ci sarebbero differenze tra la struttura dei due libri. Ogni capitolo è un racconto di un personaggio che entra nella caffetteria per viaggiare nel tempo. Le regole sono le stesse. Il rituale è lo stesso. Eppure, qualcosa di diverso nella narrazione si scova, fra le pagine. Questa volta, si scoprono dettagli di più sulla donna in abito bianco che se ne sta seduta sulla sedia, si scopre qualcosa di più sul potere che hanno le donne della famiglia e che permette di fare i viaggi nel tempo... piccole briciole lasciate qua e là, che stuzzicano la curiosità del lettore, ma non la appagano del tutto, lasciando la maggior parte delle domande razionali senza risposta.

Quindi, chi ha amato Finché il caffè è caldo, amerà Basta un caffè a patto però che non si aspetti niente di diverso dal punto di vista della struttura del libro. E questo a mio parere è un po' un dispiacere, perché già che ci ha lanciato qualche indizio sulla storia di Kazu e famiglia, Toshikazu Kawaguchi poteva arrivare fino in fondo. Ma io sono un'inguaribile curiosa, che vorrebbe sapere tutto, quindi forse trovo la cosa inappagante per questo motivo.

Quello che a mio parere cambia, e sta qui la forza del libro, è il senso di liberazione cui vanno incontro i viaggiatori nel tempo quando incontrano la persona che sono andati a cercare. C'è come una catarsi che in Finché il caffè è caldo non era stata così approfondita e indagata. E il messaggio di Katsuki, ripreso poi da altri personaggi e che riecheggia nella fredda Kazu, è quanto di più bello questo libro possa lasciare.

VOTO8 / 10

Un apprezzato ritorno, forse un po' "incompleto" per chi ama che tutto sia spiegato, ma splendido per il messaggio che lascia. Da leggere se si è amato Finché il caffè è caldo.