Dio ha tanto amato il mondo bibbia

In queste poche parole è racchiuso per intero tutto il progetto che Dio Padre aveva preparato per la salvezza di tutta l’umanità.

Dio ama tutto quello che ha creato e per dimostrare il Suo infinito amore, la Sua compassione, la Sua misericordia, Egli ha mandato una vera Luce, la Sua Parola Gesù il Cristo, che ci consente di vedere nel nostro intimo quanto siamo sporchi, malvagi e pieni di amarezza allo scopo di liberare l’uomo dal suo male oscuro e distruttore, l’aver scelto la morte invece della vita, l’aver rifiutato il suo creatore e scelto il male.

Ogni attività religiosa, ogni opera umana, ogni impegno per migliorarsi, ogni cosa fatta dall’uomo con lo scopo di avvicinarsi a Dio si è dimostrato un fallimento perché con le opere nessuno può essere giustificato né può riscattare la sua anima dalla condanna di morte eterna. Ciò dimostra anche che non esiste e non esisterà mai, fuori di Gesù, un uomo perfetto e giusto.

“siccome è scritto: Non v’è alcun giusto, neppure uno” (Rom 3:10).

E se l’uomo si ritiene giusto e fa qualcosa di buono allo scopo di ricevere onore e gloria dagli uomini, riceve il controvalore di quello che fa e il suo premio è solo per questa vita come disse il Signore in varie occasioni riportato in Matteo capo 6:

Quando dunque fai limosina, non far sonar la tromba dinanzi a te, come fanno gl’ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. (v. 2) … E quando pregate, non siate come gl’ipocriti; poiché essi amano di fare orazione stando in piè nelle sinagoghe e ai canti delle piazze per esser veduti dagli uomini. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. (v. 5) … E quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gl’ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno” (v. 16).

Dio è la giustizia perfetta e l’uomo non ha in sé nessuna qualità tale da potersi avvicinare a Lui con i suoi mezzi, non può prendersi da solo nessun incarico di Profeta o di sacerdote né può scegliere di servire Dio da sé stesso.

L’uomo non può prendersi il merito di nulla, ogni cosa viene da Dio, anche il credere in Lui e nel Suo amato Figliuolo, l’unico operatore di salvezza Gesù Cristo.

Per credere in Dio e per essere davanti a Dio “nei luoghi celesti” bisogna essere secondo la volontà di Dio, avere il pensiero e la mente di Cristo.

Le qualità sante di Dio non si possono rangiungere con le nostre opere di giustizia, ecco perchè all’uomo è dato da Dio, secondo la Sua volontà, lo spirito e la conoscenza per accettare e credere in Cristo Gesù.

CHI CREDE IN LUI HA VITA ETERNA E NON PERISCE, chi ha ricevuto e non mette a frutto, la sua vita spirituale è in serio pericolo. Si, Dio ha amato e ama tutti, giudica ed è giusto, ma chi è chiamato e non si affida completamente a Cristo e non crede in Lui è già morto.

Gesù disse: “Chi riceve un profeta come profeta, riceverà premio di profeta; e chi riceve un giusto come giusto, riceverà premio di giusto” (Mat 10:41)

E chi riceve Gesù, il Signore nostro Dio, cosa riceverà in cambio? IL PREMIO È GRANDE NEI CIELI PER OGNI UOMO CHE SI CONVERTE DALLE SUE VIE MALVAGE ED ACCOGLIE COLUI CHE GLI OFFRE LA VITA ETERNA: GESÙ IL FIGLIO DI DIO ONNIPOTENTE.

Se ascoltiamo la Sua voce avviciniamoci a Lui con piena fiducia e serenità e non dimentichiamo mai che DIO è AMORE.

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Vangelo secondo Giovanni 3:16 NR94

Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

NR94: Nuova Riveduta 1994

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In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Ha tanto amato il mondo
Non è così immediato collegare il brano evangelico di oggi con la solennità della Trinità. Forse è possibile fare un percorso allusivo, centrato su due punti desunti dal colloquio di Gesù con Nicodemo. Il primo è quello del giudizio di Dio sul mondo («Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo», Gv 3,17; si noti la precedente traduzione CEI: «giudicare il mondo»); il secondo punto è quello sull’amore di Dio per il mondo («Dio ha tanto amato il mondo», 3,16): da questi potrà forse emergere la presenza della Trinità nel nostro brano.
Uno dei romanzi più sconvolgenti del Novecento è Il processo di Franz Kafka. Scritto tre anni avanti la prima guerra mondiale, racconta di un certo Josef K., un uomo di trent’anni, semplice impiegato di banca, verso il quale è inspiegabilmente istruito un processo. Josef dapprima pensa di cavarsela, ma poi non riesce più a controllare e comprendere quanto gli accade. Si perde nei meandri del tribunale dove deve continuamente recarsi, e nel quale è idealmente raffigurata l’elefantiaca burocrazia asburgica oramai al tracollo, finché si rassegna ad accettare una non specificata condanna per un delitto di cui non sa nulla e non sa nemmeno di aver commesso. Una mattina vengono a prenderlo e viene finalmente giustiziato. Il motivo fondamentale dell’opera di Kafka è quello della colpa e della condanna. I suoi personaggi, per motivi sconosciuti condannati a vagare in un tribunale, o in un castello, oppure ad essere trasformati in immondi insetti, sono esclusi per sempre da un’esistenza felice.
Il vangelo di Giovanni – nel resoconto del colloquio di Gesù con Nicodemo – parla invece di una condanna dalla quale l’uomo viene sottratto e liberato: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,17). Siamo agli antipodi del dramma kafkiano. In questo è raffigurato l’uomo del nostro tempo, segnato dalle guerre, dalle ideologie e da un progresso incontrollabile, ma soprattutto dall’incapacità di porsi di fronte alla realtà, e di fronte a Dio. Se c’è un Dio, sembra dirci Kafka, che pure veniva da una famiglia e da un ambiente fortemente connotati in senso religioso (l’ebraismo chassidico), è un Dio che ti giudica e condanna. Al contrario, chi crede nel Figlio non è condannato (cf. Gv 3,18), perché Dio vuole che tutti siano salvati.
Dobbiamo essere orgogliosi della libertà che ci è stata data, pagata a caro prezzo dal Cristo crocifisso, e che permette a noi che la godiamo di non dover essere imprigionati da nessuno, di non dover comparire davanti ad alcun tribunale (tranne l’ultimo, quello della vita e di Dio), di non essere chiamati a rendere conto di nulla se non dell’amore che avremo donato. Se Dio Padre ha mandato a noi il Figlio per affrancarci dal giudizio e liberarci (cf. Gal 5,1: «Per la libertà Cristo ci ha liberati»), è lo Spirito Santo, ora, la garanzia della nostra libertà: «il Signore è lo Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore: libertà» (2Cor 3,17).
Non dobbiamo farci sfuggire il resto delle parole di Gesù a Nicodemo: se non c’è condanna, è perché Dio ha mandato il suo Figlio unigenito, e l’ha mandato perché ha molto amato il mondo. Dio ha amato il mondo anzitutto quando l’ha riempito della Sua presenza. Secondo il racconto genesiaco della creazione, all’inizio, quando lo Spirito di Dio aleggiava sopra (di fronte, in faccia) alle acque, già si manifestava l’amore di Dio Trinità. Commenta così Agostino, nel libro XIII delle Confessioni: «Il tuo Spirito buono, la tua volontà incorruttibile e immutabile, si portava sulla vita creata da te, che ha bisogno di volgersi al suo creatore, di vivere sempre più vicino alla fonte della vita e di vedere nella sua luce la luce, per essere perfetta, illuminata e felice. Ed ecco apparirmi in un enigma la Trinità, ossia tu, Dio mio. Tu, il Padre, creasti il cielo e la terra nel principio della nostra sapienza, cioè nel tuo Figlio. Ed ecco, il tuo Spirito era portato sopra le acque. Ecco la Trinità Dio mio, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutto il creato» (XIII, 4-5).
Dio continua ad amare il mondo, e non può venir meno alle sue promesse. Anche quando l’umanità, a causa del peccato, si è allontanata dal Suo disegno. La Trinità allora non è una definizione dogmatica o un concetto da capire, ma un incontro voluto da Dio stesso. Un incontro cercato, sin dall’inizio, con la creazione, e poi di nuovo ancora ed ancora cercato ogni volta che ce n’è stato bisogno. Ringraziamo Dio che permette a noi ancora oggi di conoscere il mistero della Sua vita, e perché – liberi da ogni impedimento – possiamo finalmente conoscerlo ed adorarlo, unico Dio in tre persone (cfr. Colletta).