Tutti i tipi di patatine in busta

Acrilammide nelle patatine fritte confezionate. Ben sei marchi consumati nel nostro paese non superano la sufficienza. A dirlo è una nuova analisi condotta da Il Salvagente e pubblicata sul giornale

Acrilammide nelle patatine fritte confezionate. Ben sei marchi consumati nel nostro paese non superano la sufficienza. A dirlo è una nuova analisi condotta da Il Salvagente e pubblicata sul giornale.

Cos’è l’acrilammide

Si tratta di una molecola che lo Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, ritiene “probabilmente cancerogena”. Questa sostanza si sviluppa quando i cibi molto ricchi di amido come le patate sono vengono cotti a temperature superiori a 120 gradi. Alla base vi è il processo chimico noto come “reazione di Maillard” che dà ai cibi il tipico aspetto di “abbrustolito” che lo rende più gustoso ma anche più rischioso.

Lo studio

Lo studio ha preso in esame la concentrazione di acrilammide in 18 campioni di patatine in busta, 16 chips classiche e due “snack” fritti a base di patate, le Pringles e le Cipster. Risultati alla mano, i numeri dicono che un terzo del campione è al di sotto della sufficienza. Due tipi addirittura sono al limite della soglia di riferimento che è di 1.000 microgrammi per chilo mentre ben quattro lo superano. Le analisi sono state condotte nei laboratori dell’UL-Conal di Cobiate (Como).

Purtroppo però non si tratta di prodotti fuorilegge visto che, come sottolinea l’analisi, per l’acrilammide non c’è un limite. Eppure secondo l”Efsa, questa sostanza può “aumentare il rischio di sviluppare un cancro per i consumatori in tutte le fasce di età”.

Invece del limite obbligatorio c’è un valore guida, chiamato “limite di riferimento” rivisto periodicamente dall’Efsa, al quale le aziende devono tendere, senza però alcun obbligo di rispettarlo. Oggi il livello da non superare è 1.000 mcg/kg, soglia che ad aprile scenderà a 750.

Esaminando le patatine e confrontando i dati ottenuti con il valore limite, Il Salvagente ha scoperto che 4 campioni – Auchan, Pam, Amica Chips e Lidl – hanno superato la soglia. Altre due, San Carlo Classiche e Coop, sono al limite. Concentrazioni elevate, ma sotto la soglia, sono quelle registrate anche nel caso di Amica Chips Eldorada (800 mcg/kg), Todis (730 mcg/kg) e Conad (710 mcg/kg). Promosse le patatine di Eurospin e le Lays.

“Una precisazione importante: i dati ottenuti sono soggetti a incertezza di misura che può condizionare il risultato finale per eccesso o per difetto. Uno scarto significativo che conoscono bene anche le aziende. Noi abbiamo scelto di riportare in tabella il dato uscito dall’analisi: se avessimo voluto riportare i dati ‘massimi’ oltre la metà del campione analizzato sarebbe risultato fuori la soglia di riferimento” precisa però il giornale.

L’infografica che segue riassume i risultati ottenuti dall’indagine:

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Dal canto suo, la Commissione ha di recente pubblicato il nuovo provvedimento sull’acrilammide, il Regolamento Ue 2158/2017 che entrerà in vigore l’11 aprile 2018, con il quale, pur non essendoci un limite di legge vero e proprio, per la prima volta i valori guida vengono abbassati (per le patatine fritte in busta si passa da 1.000 a 750 mcg/kg). Da aprile dunque le aziende saranno obbligate ad adottare delle misure per contenere l’acrilammide partendo dal monitoraggio delle temperature di cottura e ad effettuare analisi periodiche.

Non si tratta però di un obbligo. Fatta la legge…

Francesca Mancuso

Tutti i tipi di patatine in busta
Le patatine sono il tipico simbolo del cibo irresistibile da consumare occasionalmente per uno snack o un l’aperitivo. Parliamo di quelle in busta, le chips che si trovano nei pub, al cinema e naturalmente anche in confezioni enormi al supermercato. Qui lo spazio occupato sugli scaffali è notevole, anche perché da qualche anno sono comparse nuove tipologie. Accanto alle patatine “classiche”, le più sottili, troviamo le “rustiche” o “artigianali”, più spesse e croccanti, oppure aromatizzate al lime, al peperoncino, al pomodoro, e anche patatine light a ridotto contenuto di grassi.

Secondo i dati Iri (gruppo specializzato nelle rilevazioni di mercato), lo scorso anno nei supermercati sono state vendute 36 mila tonnellate: più di 21 mila sono classificate come  “normali” e quasi 15 mila fra “artigianali” e aromatizzate.

Abbiamo fatto un confronto fra patatine standard, “artigianali” e light, tralasciando le versioni aromatizzate, considerando i marchi: Amica Chips, Pata e San Carlo, oltre a prodotti a marchio Coop, Esselunga, Pam e Despar.

Gli ingredienti sono solo tre: patate, olio e sale. Nella maggior parte dei casi il grasso usato per friggere è olio di girasole, mentre in alcuni prodotti si utilizzano miscele.

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Il marchio San Carlo, leader italiano del settore, propone una gamma molto varia, sia per tipologia che per dimensioni delle confezioni. Le patatine classiche e quelle light sono fritte in una miscela di olio di palma e olio di girasole alto oleico (modificato in modo da essere più adatto alla frittura, ne abbiamo parlato qui) e sono condite con sale iodato. Quelle a ridotto contenuto di grassi contengono in aggiunta a questi ingredienti gli aromi. Per le patatine della linea “1936 Antica ricetta” si utilizza olio di girasole e sale marino.

Pata (http://www.pata.it/index_pata.php), azienda di Castiglione delle Stiviere (Mantova), propone una versione “classica”, che vede come ingredienti patate, olio di girasole e sale, e una linea di patatine “Metodo artigianale”, fritte con una miscela di olio di girasole alto oleico ed extravergine d’oliva (6%), il sale è iodato e contengono il 30% di grassi in meno rispetto alle patatine classiche.

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Per Amica Chips, azienda con sede nella stessa cittadina mantovana, abbiamo considerato due prodotti realizzati con gli stessi ingredienti: patate, olio di girasole e sale. Le patatine classiche, più economiche, della linea “La trasparente”, sono proposte anche in grandi sacchetti da 500 g; quelle della linea “Eldorada come una volta!”, invece, hanno confezioni dall’aspetto più accattivante, che rimandano all’artigianalità, e il 30% in meno di grassi rispetto alle altre patatine dello stesso marchio.

Le patatine classiche a marchio Esselunga, prodotte da Amica Chips, hanno come ingredienti patate, olio di semi di girasole e sale. I prodotti analoghi a marchio Pam e Coop, hanno gli stessi ingredienti, ma sono confezionati da Pata. Entrambi propongono anche la versione  “artigianale”, più spesse e croccanti. Anche Despar ha una vasto assortimento fra cui le scenografiche “Patatine gialle e blu”, con il 31% di patate blu, nella linea Premium. Pam offre anche patatine light, nella linea Semplici & Buoni; gli ingredienti sono gli stessi a parte il sale iodato.

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L’apporto calorico per 100 g varia da 480 a 550 kcal. Si fermano a 480 kcal le patatine light a marchio Pam e San Carlo, insieme alle linee “artigianali” Pata e Amica Chips. All’estremità oppposta troviamo le classiche Esselunga e Amica Chips. Le calorie vanno di pari passo con il contenuto di grassi, che varia dal 23% al 34%. Solo due dei prodotti più “magri” riportano sulla confezione la scritta light, ma anche sui sacchetti delle patatine “artigianali” Amica Chips e Pata si segnala un contenuto di grassi ridotto. La riduzione, però, è calcolata rispetto alla media dei prodotti con lo stesso marchio e non rispetto alla media delle patatine in commercio. Solo le patatine San Carlo classiche utilizzano anche olio di palma, e questo fa lievitare la percentuale di grassi saturi. Il contenuto di sale rimane intorno a 1-1,2 g/100 g di prodotto, passando da 0,83 g nelle patatine Pam Semplici & Buoni a 1,5 g nelle patatine Amica Chips classiche, una quantità in fondo “moderata”, per un prodotto che nasce per spingerci a bere.

Se calcoliamo il Nutri-Score – sistema di etichettatura adottato in Francia per fare una valutazione nutrizionale che prevede cinque livelli di giudizio, dalla A verde, per gli alimenti più salutari, alla E rossa, per quelli da consumare con moderazione – quattro patatine ricevono una D, a causa della quantità elevata di grassi. Negli altri casi (dieci) quando i grassi e il sale sono più contenuti, il Nutri-Score indica una C (colore giallo). Si tratta comunque di prodotti da consumare con molta moderazione. La porzione di riferimento è 25 g, ma in genere nessuno pesa la “dose” e non è facile fermarsi, a meno che non si utilizzino i sacchetti monoporzione, proposti da diversi marchi.

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Bisogna poi ricordare che alcuni anni fa l’Agcom (Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha multato le principali aziende a causa di informazioni scorrette presenti sui sacchetti di patatine. Le diciture sotto accusa richiamavano alla salute per l’utilizzo di olio di oliva, vantavano un’artigianalità fasulla (“cotte a mano”, “fatte a mano”) e non rispettavano il regolamento sui claim nutrizionali.

In ogni caso il gusto e la consistenza delle patatine “classiche” più sottili, sono diversi da quelle “artigianali”. Le differenze non dipendono direttamente dagli ingredienti, ma probabilmente dal tipo di patata e dal processo di produzione.

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Veniamo ai prezzi: le patatine classiche con il marchio dei supermercati e le  Amica Chips “La trasparente” da 150-180 g costano 5-6 €/kg (1 euro a sacchetto). L’importo sale a 7-8 € per la versione classica di Pata; 8,5 per San Carlo Classica. Quelle “artigianali” costano di più  – in media 9-12 €/kg – e si arriva quasi a 20 € per quelle gialle e blu. Le light,  San Carlo e Pam, costano 11-12 €/kg. I prezzi comunque variano notevolmente a seconda della confezione. Per esempio le patatine San Carlo classiche nei sacchetti da 300 g si comprano a 7,5 €/kg che lievitano a 12 per la confezione da 75 g.

Le versioni meno ricche di grassi sono più costose. Gli ingredienti differiscono solamente per la presenza di sale iodato e/o olio di girasole alto oleico, quindi il prezzo diverso è probabilmente legato a strategie di marketing. Non trattandosi di un cibo da consumare spesso, conviene comunque leggere le etichette e scegliere in base al gusto ma anche al tipo di grasso e alla quantità di sale.

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* Prezzi rilevati sui siti delle principali catene, riferiti alle confezioni da 130-180 g

** prezzo dei sacchetti da 75 g

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Roberto La Pira

  Valeria Balboni

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Come si chiamano le patatine in busta?

Le altre, in busta, sono “potato chips” o “chips”. Per farla semplice, paesi come l'Australia e la Nuova Zelanda hanno deciso di chiamarle tutte “chips”, così rendono tutto più semplice e al massimo fanno una distinzione tra quelle confezionate e quelle appena cotte.

Quali sono le patatine più vendute al mondo?

Arriva in Italia Lay's ®, il brand di patatine più venduto al mondo, del gruppo PepsiCo, azienda tra i leader nella produzione e commercializzazione di prodotti 'food & beverage' con differenti marchi.

Perché fanno male le patatine in busta?

L'acrilammide si sviluppa cuocendo i cibi ad alte temperature. E fa male al cervello, altera il Dna ed è cancerogeno. Irresistibili per il loro gusto e per la loro croccantezza, le patatine in busta sono uno degli alimenti più amati dagli italiani.

Quante patatine ci sono in una busta?

Patatine classiche San Carlo busta da 50 g - conf. 20.