Come si calcola la pressione arteriosa in base all età

Come interpretare i valori della pressione arteriosa? La classificazione dell'ipertensione secondo l'OMS/IISH

Come si calcola la pressione arteriosa in base all età

Il valore della pressione arteriosa andrebbe sempre interpretato con l'aiuto del proprio medico e alla luce del profilo individuale.

In ogni caso gli esperti suggeriscono anche di imparare a tenerla sotto controllo regolarmente, a casa.

Per sapere come si misura la pressione arteriosa è bene seguire alcuni semplici consigli che possono aiutare a non commettere errori, scegliendo gli strumenti e le tempistiche migliori nell'arco della giornata.

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Come leggere i valori? L'esposizione a una delle patologie legate all'ipertensione aumenta con l'aumentare dei valori pressori.

In generale, gli esperti concordano nel definire ipertensionela situazione in cui i valori della pressione sistolica (la "massima") siano superiori a 140 mm Hg e quelli della pressione diastolica (la "minima") siano superiori a 90 mm Hg.

Ipertensione: conta di più la massima o la minima?

Qui di seguito ecco una classificazione dei valori di pressione arteriosa e della loro portata di rischio.

La classificazione è suggerita dall’OMS/ISH, basata sui livelli della pressione arteriosa nei soggetti adulti di età uguale o superiore a 18 anni (dal sito della SIIA - Società Italia dell'Ipertensione Arteriosa).

Categoria

Pressione arteriosa in mm Hg

Sistolica

Diastolica

Ottimale

< 120

< 80

Normale

< 130

< 85

Normale – alta

130 – 139

85 – 89

Ipertensione di Grado 1 borderline

140 – 149

90 – 94

Ipertensione di Grado 1 lieve

150 – 159

95 – 99

Ipertensione di Grado 2 moderata

160 – 179

100 – 109

Ipertensione di Grado 3 grave

≥ 180

≥ 110

Ipertensione sistolica isolata borderline

140 – 149

< 90

Ipertensione sistolica isolata

≥ 150

< 90

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Fonti

  1. Appropriatezza e inappropriatezza inserimento catetere urinario
  2. Lavaggi nasali: cosa sono e come farli
  3. Cistectomia
  4. Gestione CVP: 10 standard clinico-assistenziali
  5. Gastrolusi
  6. Prelievo ematico da puntura venosa: la corretta esecuzione
  7. Medicazione della ferita chirurgica
  8. Somministrazione di farmaci per via sottocutanea
  9. La somministrazione della terapia per via intramuscolare
  10. Gestione linee infusive: prevenire e trattare le complicanze
  11. Gestione infermieristica della tracheostomia
  12. Posizionamento Catetere Venoso Periferico (CVP)
  13. Posizionamento di Catetere Vescicale
  14. Trasfusioni: documento per tutela donatori-pazienti-operatori
  15. Manovra di Lesser e vaccini, cosa dice la letteratura
  16. Intubazione di emergenza nel paziente Covid-19
  17. La tecnica asettica
  18. Rimozione dei guanti e rischio di contaminazione delle mani
  19. Disinfezione e sanificazione dei DPI riutilizzabili
  20. Broncoscopia
  21. Gestione dell’urinocoltura da catetere vescicale
  22. Plasmaferesi
  23. Sostituzione catetere venoso periferico, quando e perché
  24. Autocateterismo intermittente - CIC
  25. Broncoaspirazione con sistema a circuito chiuso
  26. Pronazione del paziente critico in terapia intensiva
  27. Toracotomia, l’apertura chirurgica del torace
  28. Decontaminazione, detersione e disinfezione degli endoscopi
  29. Raccolta campioni biologici per diagnosi di laboratorio
  30. Nutrizione Parenterale Totale - NPT
  31. Come si esegue il lavaggio vescicale
  32. Procedura esecutiva del salasso terapeutico
  33. Terapia orale e frantumazione delle compresse
  34. Somministrazione della terapia orale al paziente disfagico
  35. Perché si effettua il lavaggio vescicale
  36. Salasso terapeutico
  37. Pressione intraddominale: Monitoraggio in Terapia Intensiva
  38. Rachicentesi o puntura lombare
  39. Tecnica di Seldinger
  40. Collare cervicale, la tecnica di posizionamento
  41. Emocoltura, le modalità di prelievo dei campioni
  42. Somministrazione terapia intranasale
  43. Infortunio biologico da puntura accidentale, cosa fare
  44. Sostituzione catetere vescicale, quando e perché
  45. Biopsia ossea, prelievo campione di tessuto osseo
  46. REBOA per trattamento emorragie interne non comprimibili
  47. Manovra di Valsalva
  48. Riabilitazione del pavimento pelvico nell'incontinenza urinaria
  49. Somministrazione della terapia per via endovenosa
  50. Inserimento del catetere di Swan-Ganz
  51. Valutazione disfagia, i test per le prove di deglutizione
  52. Impianto di pacemaker, come si svolge l'intervento
  53. Rilevazione del polso arterioso
  54. Prelievo venoso, ansia e dolore correlato
  55. Paracentesi, l'evacuazione di liquido ascitico peritoneale
  56. Bilancio idrico, peculiare competenza infermieristica
  57. Posizionamento di un Catetere Venoso Centrale
  58. Toracentesi: Evacuazione di liquido dalla cavità pleurica
  59. La Contenzione: Cos'è e quali forme esistono
  60. Tracheoaspirazione
  61. ACR: Conoscere e riconoscere precocemente l’arresto cardiaco
  62. Monitoraggio pressione arteriosa cruenta: Sistema invasivo
  63. Prelievo ematico difficile: Le Linee Guida per affrontarlo
  64. Pressione arteriosa: Cos'è, come si misura e quando
  65. Pbls-d, supporto funzioni vitali pediatriche e defibrillazione
  66. Colonscopia, preparazione e assistenza infermieristica
  67. Sterilizzazione dispositivi medici, i metodi di esecuzione
  68. Sterilizzazione: Cos’è, come, quando e perché si pratica
  69. Intraossea, una valida alternativa all’accesso venoso
  70. Le posizioni speciali del paziente in sala operatoria
  71. Il posizionamento del paziente sul letto operatorio
  72. Il percorso stroke e le responsabilità dell'infermiere
  73. Le regole per il mantenimento dell'asepsi in sala operatoria
  74. Tricotomia prima di un intervento chirurgico: Come e perché
  75. Asepsi in sala operatoria: Le linee guida comportamentali
  76. Pompa elastomerica, cos'è e come si prepara
  77. Als, le manovre di supporto vitale avanzato nell’adulto
  78. Blsd e manovre di rianimazione in arresto cardiaco dell'adulto
  79. L'infermiere nella polmonite associata a ventilazione (Vap)
  80. Eseguire la vestizione per l'ingresso in sala operatoria
  81. Clistere o enteroclisma: come fare un clistere
  82. Scheda dimissione infermieristica e continuità assistenziale
  83. Cardioversione Elettrica e assistenza infermieristica
  84. Endoscopia digestiva, ruolo e responsabilità infermieristiche
  85. Batteriemie CVC correlate, prevenzione e trattamento
  86. Mucosite del cavo orale nelle neoplasie, come gestirla?
  87. Gestione del Catetere Venoso Centrale di Tesio in dialisi
  88. Gestione del paziente ustionato, gli interventi infermieristici
  89. Urinocoltura, la procedura standard per un campione valido
  90. Gastrostomia Endoscopica Percutanea, gestione infermieristica
  91. Drenaggio pleurico e gestione infermieristica
  92. Emocoltura, la procedura standard
  93. Gestione della Nutrizione Artificiale: sondino nasogastrico
  94. Raccolta diuresi delle 24 ore, procedura infermieristica
  95. La disinfezione della cute prima della venipuntura
  96. Monitoraggio emodinamico di tipo invasivo
  97. Gestione del catetere vescicale nel paziente pediatrico
  98. Prelievo ematico capillare: la corretta esecuzione
  99. Emotrasfusione, assistenza infermieristica al paziente
  100. PICC line, centrale da periferia: la gestione infermieristica
  101. Tutte le procedure

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La pressione sanguigna è la forza con cui il sangue viene spinto dalla pompa cardiaca nei vasi; prende il nome di pressione arteriosa (PA) se si tratta di arterie, o di pressione venosa se si tratta di vene. Più è alta la pressione e maggiore è il lavoro (e la fatica) che deve compiere il cuore.

Conoscere la pressione arteriosa: La massima, la minima e la differenziale

Come si calcola la pressione arteriosa in base all età

La rilevazione della pressione arteriosa deve avvenire con il paziente in posizione rilassata e comoda

La pressione arteriosa (PA) dipende da due fattori:

  • Gittata cardiaca, ovvero il volume di sangue che il ventricolo sinistro spinge in aorta in un certo tempo
  • Resistenza, ovvero la resistenza al flusso data dai vasi.

Poiché l’immissione del sangue nelle arterie avviene in maniera discontinua, la pressione arteriosa oscilla continuamente, dando valori diversi. Si parla dunque di:

  • Pressione arteriosa sistolica (PAS): comunemente chiamata “massima”, è un valore dato dal massimo flusso sanguigno espulso ad ogni contrazione del cuore nella fase di sistole. È dato dal volume di sangue e dalla forza con cui i ventricoli si contraggono e dall’elasticità delle arterie.
  • Pressione arteriosa diastolica (PAD): comunemente chiamata “minima”, è un valore dato dal periodo di riposo del cuore, ossia la diastole; è dato dalla durata della diastole e dalle resistenze periferiche.
  • Pressione arteriosa differenziale (o media): è un valore calcolato attraverso una formula che esprime la differenza tra PAS e PAD.

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Le fluttuazioni della pressione arteriosa

La PA subisce diverse oscillazioni nel corso della giornata e, in un paziente sano, ha valori fisiologicamente più bassi durante il sonno e nelle prime ore del mattino. Le fluttuazioni dipendono anche da:

  • attività fisica
  • temperatura
  • stato d’animo
  • età
  • sesso
  • patologie presenti.

Inoltre vi sono numerosi ormoni che incidono sulla variazione della PA, fra cui:

  • Le catecolamine (adrenalina, noradrenalina)
  • Corticosteroidi
  • Ormoni tiroidei

La PA è uno dei parametri vitali più importanti, perché è in grado di darci un’indicazione sulle condizioni del paziente; in alcune categorie di pazienti è utile anche il monitoraggio frequente, poiché una PA alterata a lungo termine comporta danni ai vasi, alla circolazione, ecc.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), nel mondo almeno 1 adulto su 5 soffre di ipertensione e questo fattore è causa di circa la metà delle morti per attacco cardiaco e stroke ischemico.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, negli stati sviluppati l’incidenza di persone ipertese sta progressivamente diminuendo, grazie alla diagnosi precoce, alla prevenzione e al monitoraggio.

Negli stati africani l’OMS stima invece una percentuale di pazienti affetti da ipertensione pari a circa il 30% della popolazione. Questo è dovuto all’impossibilità di accedere ai trattamenti e all’impossibilità di controllare la PA.

Pressione arteriosa: Unità di misura e valori di riferimento

L’unità di misura per la PA sono i mmHg.

Al di sopra o al di sotto di questi valori, si parla di ipertensione o di ipotensione. I range di normalità vengono periodicamente aggiornati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che, sulla base dei più recenti studi clinici, definisce quali siano i valori ottimali per prevenire le complicanze.

La PAD alta richiede un’attenzione maggiore da parte del paziente, poiché è più frequentemente correlata all’insorgenza malattie cardiovascolari rispetto alla sola PAS elevata. Tuttavia, essendo nella maggior parte dei casi descritti in letteratura correlata a stili di vita scorretti, si può più facilmente intervenire.

Come si misura la pressione arteriosa

Per misurare la pressione possiamo utilizzare:

  • Lo sfigmomanometro a mercurio (metodo non invasivo), ormai in disuso
  • Lo sfigmomanometro aneroide (metodo non invasivo)
  • Lo sfigmomanometro elettronico (metodo non invasivo)
  • Il catetere arterioso inserito in arteria collegato ad un trasduttore, a sua volta collegato ad un monitor (metodo invasivo)

Secondo l’OMS, la misurazione ottimale deve essere effettuata:

  • In condizioni di tranquillità, il paziente deve essere rilassato e comodo
  • La persona non deve aver fumato o bevuto da almeno un quarto d’ora
  • Non deve aver bevuto caffè nell’ora precedente
  • Il braccio deve essere appoggiato e non rimanere sospeso
  • Il bracciale deve essere di dimensione adeguata al braccio del paziente. Un bracciale da adulto non può essere utilizzato su un bambino e viceversa; allo stesso modo su una persona obesa non può essere utilizzato un bracciale standard. Un’inadeguata misura del bracciale comporta rilevazioni errate (sovrastima o sottostima).

Come si calcola la pressione arteriosa in base all età

La misurazione della pressione arteriosa avviene posizionando un manicotto (o bracciale) al braccio del paziente, poco al di sopra della piega in corrispondenza del gomito. Di norma sui manicotti è disegnata una freccia: quest’ultima deve essere collocata sulla piega del braccio, dove posizioneremo poi il fonendoscopio.

Il manicotto è a sua volta connesso ad una pompetta, che, se premuta, permette un passaggio di aria con conseguente gonfiaggio del bracciale. Sulla pompetta è presente una valvola che, una volta aperta, permette la fuoriuscita di aria e di conseguenza lo sgonfiaggio del bracciale.

Il manicotto deve essere ben adeso al braccio: né troppo stretto né troppo largo, poiché questo potrebbe comportare una rilevazione errata. Posizionando il manicotto sul braccio si va a rilevare la PA a livello dell’arteria brachiale.

Dopo aver posizionato il bracciale, si posiziona la campana del fonendoscopio appena sotto il bracciale e precisamente sulla piega del braccio. Se con una mano si tiene la pompetta, con l’altra si posizionano due dita sul polso della persona per percepire le pulsazioni dell’arteria radiale. Si mette poi il fonendoscopio alle orecchie.

Si comincia a gonfiare il manicotto con la pompetta, fino al momento in cui non si avvertono più pulsazioni a livello dell’arteria radiale. Si gonfia ancora di circa 20 mmHg e poi si comincia ad aprire lentamente la valvola presente sulla pompetta, in modo da lasciar uscire possa l’aria dal bracciale.

Quando si parla di ipertensione? I valori Oms

Secondo le ultime indicazioni dell’Oms si parla di ipertensione con valori di PAS superiori a 140 mmHg e di PAD superiori a 90 mmgHg.

I valori indicati di seguito si riferiscono ad un soggetto adulto di età superiore a 18 anni.

Categoria Sistolica Diastolica
Ottimale <120 mmHg <80 mmHg
Normale <130 mmHg <85 mmHg
Normale-alta 130–139 mmHg 85–89 mmHg
Ipertensione di Grado 1 borderline 140–149 mmHg 90–94 mmHg
Ipertensione di Grado 1 lieve 150–159 mmHg 95–99 mmHg
Ipertensione di Grado 2 moderata 160–179 mmHg 100–109 mmHg
Ipertensione di Grado 3 grave ≥180 mmHg ≥110 mmHg
Ipertensione sistolica isolata borderline 140–149 mmHg <90 mmHg
Ipertensione sistolica isolata ≥150 mmHg <90 mmHg

Nei bambini i valori di PA sono direttamente correlati all'età; si ha un progressivo aumento dei valori fisiologici di pressione dal neonato fino al bambino adolescente.

Quando misurare la pressione

In ospedale

Di norma, in ambito ospedaliero, la PA viene rilevata almeno una volta per turno. Comunemente, la prima rilevazione avviene al mattino, con il paziente a digiuno e prima che abbia assunto la terapia.

In condizioni critiche, il paziente può essere direttamente connesso a monitor che rileva frequentemente la PA, o, come accade in terapia intensiva o nelle unità coronariche, avere un catetere arterioso in sede (in arteria radiale, omerale o femorale) che, connesso ad un trasduttore di pressione, fornisce in maniera continua valori di PA cruenta/invasiva.

A domicilio

Al domicilio, si raccomanda alla persona di misurarla in condizioni ottimali (a riposo, seduti, comodi, ecc.) e preferibilmente al mattino, a digiuno.

Se la persona necessita al domicilio di una rilevazione frequente della PA per un periodo di tempo limitato, è possibile posizionare un holter pressorio: si tratta di un bracciale per la rilevazione della pressione che viene lasciato in sede per 24 ore. In questo arco di tempo, si raccomanda alla persona di effettuare le sue normali attività quotidiane (mangiare, dormire, fare sport, lavorare, ecc.), appuntando nei vari orari che cosa ha fatto.

Il bracciale è connesso ad un piccolo rilevatore di PA che registra numerose rilevazioni e variazioni di PA nell’arco della giornata. In un secondo momento vengono estrapolate tutte le rilevazioni ed in questo modo si ha un monitoraggio continuo, quotidiano e reale.

Ipertensione e ipotensione tra cause, terapia e prevenzione

Ipertensione

Nella maggior parte dei soggetti l’ipertensione è completamente asintomatica; questo porta a sottovalutare il proprio stato di salute e a rischi maggiori di complicanze ed effetti collaterali.

L’ipertensione viene per questo motivo definita un “killer silenzioso” dall’Oms. Qualora dia sintomi, sono comuni:

  • mal di testa
  • cardiopalmo
  • fame d’aria
  • dolore toracico
  • epistassi

Cause e fattori di rischio dell’ipertensione

Le cause dell’ipertensione sono da ricercare nelle patologie pre-esistenti, in malattie cardiovascolari, in una predisposizione genetica o famigliarità.

Più spesso, essa è legata a fattori di rischio quali: il fumo, l’abuso di alcol, una dieta scorretta, l’assenza di attività fisica, alti livelli di colesterolo, un diabete mellito mal gestito, l’obesità ed infine una condizione stressante persistente.

L’ipertensione, associata ad altre malattie croniche come diabete, ipercolesterolemia o insufficienza renale, comporta un aumento esponenziale dei rischi connessi alla pressione arteriosa e un aumento del rischio di sviluppare infarto cardiaco e infarto cerebrale.

Rischi correlati all’ipertensione

All’aumentare della PA, aumentano i rischi di danni cardiaci, ai vasi e a molti organi, in particolare cervello e reni. Inoltre, un’ipertensione incontrollata è strettamente correlata al rischio di infarto cardiaco ed ictus ischemico. A lungo termine può anche causare l’insorgenza di aneurismi, disfunzione renale e cecità.

Prevenire e trattare l’ipertensione

Una volta che si è a conoscenza dei fattori di rischio che causano l’ipertensione, facilmente si comprende come ci si deve comportare per poterla prevenire.

In linea generale, uno stile di vita sano, senza fumo e alcol, con una dieta sana e dell’attività fisica, sono gli elementi essenziali per poter agire in maniera preventiva.

In età adulta è fondamentale il controllo routinario della pressione, in particolar modo con l’aumentare dell’età. Un riscontro occasionale di PA elevata deve essere un campanello d’allarme e spingere ad indagare se è un problema temporaneo o persistente che necessita di modifiche nello stile vita, o l’assunzione di terapia. Infatti, talvolta il semplice cambiamento dello stile di vita è sufficiente a comportare una progressiva diminuzione della PA, senza dover ricorrere alla terapia.

Se la prevenzione non è sufficiente per ripristinare i valori di PA, il medico può decidere di prescrivere della terapia orale. La terapia, in genere, va assunta dalla persona quotidianamente, senza sospensioni o modifiche di propria iniziativa.

Quando la persona è ricoverata, è buona norma, essendo in ambiente sanitario, monitorare la PA prima di somministrare la terapia, in particolar modo se la motivazione per cui è ricoverata la persona può essere correlata alla pressione.

Ipotensione

Comunemente, i sintomi dell’ipotensione vengono percepiti dalla persona, contrariamente a quelli legati all’ipertensione. I più frequenti sono:

  • astenia, fino alla lipotimia (la sensazione di sentirsi svenire) e alla sincope (la perdita di coscienza)
  • nausea
  • perdita di concentrazione
  • vista annebbiata
  • cute pallida e fredda
  • tachipnea

Cause e fattori di rischio correlati all’ipotensione

Le cause e i fattori di rischio più frequenti legati all’ipotensione sono:

  • la gravidanza (in particolare nelle prime 24 settimane)
  • un allettamento forzato prolungato
  • la diminuzione del volume circolante (es. da perdita ematica, grave disidratazione, emorragia massiva)
  • effetto collaterale di alcuni farmaci, fra cui i betabloccanti, anti parkinsoniani, antidepressivi triciclici, farmaci per la disfunzione erettile
  • problemi cardiaci come bradicardia o infarto
  • shock settico
  • anafilassi

Rischi correlati all’ipotensione

L’ipotensione ha a sua volta correlati una serie di rischi: uno dei più frequenti è il trauma secondario a lipotimia o sincope. Sono infatti numerosi i traumi cranici, agli arti superiori o inferiori da sincope correlata ad ipotensione.

Inoltre, un’ipotensione prolungata impedisce alla persona di condurre una vita normale; se è correlata a patologie cardiache, i rischi aumentano maggiormente.

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Quanto deve essere la pressione di una persona di 70 anni?

I dati parlano di un valore di 165/85 come valore ottimale. Si tratta di un "numero" che spesso fa sobbalzare medici e pazienti, ritenendo che sia una pressione troppo elevata, mentre i dati statistici sono molto chiari.

Quanto deve essere la pressione di una persona di 60 anni?

Nella fascia 55-59, invece, i valori dovrebbero essere 118/144 per la massima e 82/90 per la minima. Infine, superati i 60 anni, la pressione sistolica dovrebbe segnare valori compresi tra 121 e 147, mentre quella diastolica tra 83 e 91.

Come deve essere la pressione a 65 anni?

Normalmente, per gli over 65, i valori medi della pressione vanno da un minimo di 121 ad un massimo di 147 per la massima e da 83 fino ad un massimo di 91 per la minima.

Quanto deve essere la pressione di una persona anziana?

Gli esperti concordano che negli adulti di età inferiore a 80 anni, ad alto rischio per eventi cardiovascolari, la pressione arteriosa dovrebbe essere ridotta a meno di 140/90 mmHg; nelle persone con più di 80 anni è tollerato un valore da 140 a 150 mmHg (5).