Un anno di contributi per ogni figlio

Un anno di contributi per ogni figlio

Se siete tra i primi iscritti Anfn, sicuramente vi ricorderete delle “10 iniquità che opprimono le famiglie numerose” scritte 15 anni fa: iniquità che ahimè, a parte l’ICI soppressa, sono tutte rimaste ancora perfettamente inique per le nostre famiglie!
Per ognuna di queste ingiustizie, proponevamo uno specifico intervento; tra questi, il riconoscimento di contributi figurativi pensionistici alle mamme lavoratrici.
Nei giorni scorsi, grazie ad una interessantissima proposta avanzata dal Segretario della CISL Luigi Sbarra, questo argomento è tornato d’attualità.
In sostituzione di “Quota 100”, in scadenza al 31 dicembre, il sindacato ha presentato “Quota Mamma“, ossia il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età pensionabile.
Questa proposta era stata peraltro ripresa, nel suo “Women’s Act”, dalla Ministra per il Sud e la Coesione Sociale Mara Carfagna.
Anfn appoggia in toto questa iniziativa, e si rende disponibile a collaborare affinché, assieme ai sindacati, ai politici e alle associazioni familiari, possa finalmente concretizzarsi.

Oggi, come nel 2006, le motivazioni alla base di questa proposta sono rimaste le stesse:
● i figli sono coloro che pagheranno le nostre pensioni e il nostro sistema sanitario di domani: per questo rappresentano un bene per la nostra società. E alle mamme lavoratrici che li hanno messi al mondo e cresciuti, molte volte rinunciando a viaggi e divertimenti, è giusto attribuire un dovuto riconoscimento;
● spesso le mamme lavoratrici, in particolare quelle con più figli, hanno dovuto rinunciare a percorsi di carriera e, se hanno fatto ricorso al part-time, si troveranno ad avere delle pensioni significativamente più basse della donna in carriera senza figli;
● Soprattutto per chi ha più figli, è giusto riconoscere alle madri lavoratrici lo status di ‘lavoro usurante’;
● verso la fine della carriera lavorativa, quando però mancano ancora alcuni anni alla fine della sospirata pensione, diverse lavoratrici si trovano a ricoprire contestualmente tre ruoli: quello di mamma, quello di nonna, e anche quello di figlia che deve accudire ai propri genitori – oltre al lavoro…;
● privilegiando le donne madri nell’uscita anticipata dal lavoro, potranno più facilmente essere sostituite nelle loro mansioni da nuove lavoratrici donne, favorendo quindi il lavoro femminile;
● alla luce della grave crisi demografica in atto nel nostro Paese, il riconoscimento di Quota Mamma ha una grande valenza non solo simbolica e culturale sulla importanza dei figli, ma anche sostanziale, e rappresenta quindi un valido strumento di contrasto alla denatalità.

di Alfredo Caltabiano

A questo proposito, abbiamo raccolto alcune testimonianze di “mamme numerose lavoratrici”, che ci aiuteranno a dare ancora più senso alla proposta di “Quota Mamma”. Leggi Mamme “numerose” lavoratrici: alcune testimonianze

Le donne lavoratrici hanno uno sconto sull’età della pensione di vecchiaia per ogni figlio. Ecco come funziona il bonus contributivo che esiste da anni ma è poco conosciuto

Si è riacceso il dibattito sulla pensione e dai sindacati fioccano le nuove proposte di riforma previdenziale. Una cosa però la sappiamo già. Quota 100 (ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 62 anni di età e almeno 38 di contributi) esce definitivamente di scena con la fine di questo 2021. E allora, mentre il governo Draghi viene chiamato a decidere sul da farsi, abbiamo fatto il punto sugli altri bonus pensione al femminile, quelli tuttora validi e meno conosciuti. Sono due: il bonus contributivo per ogni figlio previsto dalla legge Dini e Opzione Donna, riservata alle lavoratrici con 35 anni di contributi. Vediamoli nel dettaglio.

Per chi ha figli, pensione anticipata...

Il bonus previsto dalla legge Dini (la 335 del 1995) offre alle donne lavoratrici uno sconto sull’età pensionabile per ogni figlio fino a un massimo di 12 mesi per chi ne ha 3. Quindi di 4 mesi per ogni figlio. In pratica, se la donna lavoratrice ha avuto 3 figli, può ottenere lo sconto di un anno accedendo alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni (anziché i 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia anche nel 2021). «Si tratta di un’opportunità ancora poco conosciuta» spiega la consulente del lavoro Noemi Sacci. «Ma attenzione: può usufruirne solo chi ha iniziato a versare i primi contributi dopo il 1995, cioè le cosiddette contributive pure». Possono chiedere il bonus anche le lavoratrici che hanno optato per il cosiddetto computo (cioè la possibilità di riunire gratuitamente nella Gestione Separata i contributi versati in altri enti di previdenza) e quelle che, per aderire al riscatto della laurea agevolato, hanno scelto l’opzione contributiva per la pensione. La domanda si presenta dal sito dell’Inps e per avviare la procedura conviene farsi assistere da un patronato.

.... oppure assegno più alto

La Legge Dini, però, prevede anche la possibilità di scegliere un bonus alternativo: le donne che non vogliono godere dello sconto sull’età della pensione hanno diritto a un trattamento più favorevole nel calcolo dell’assegno. In pratica, a chi ha figli viene applicato un miglior coefficiente di trasformazione (e il calcolo che si fa per trasformare i contributi accumulati in assegno pensionistico ed è tanto più elevato quanto più si ritarda l’accesso alla pensione). Chi ha uno o due figli e va in pensione a 67 anni si vedrà applicare il coefficiente previsto per l’anno successivo (quindi 68 anni), mentre chi ha tre o più figli si vedrà applicare il coefficiente previsto per il secondo anno successivo (69 anni).

Opzione donna rinnovata per il 2021

Opzione donna, ancora valida in questo 2021, consente di anticipare la pensione alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi che entro il 31 dicembre 2020 abbiano compiuto 58 anni (se dipendenti) o 59 anni (se autonome). Chi fa richiesta non lascia subito il lavoro: dal momento in cui maturano i requisiti devono passare 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome. L’assegno viene calcolato con il solo sistema contributivo. Un patronato può aiutare a fare una simulazione per capire quanto si perde.

  • pensione
  • soldi

Quanti contributi spettano per ogni figlio?

Generalmente, i contributi figurativi per la maternità che vengono versati per ogni figlio sono di 5 mesi, tali da coprire il periodo di astensione dal lavoro per maternità che ha durata, appunto, di 5 mesi. La contribuzione figurativa spettante ha durata di 5 mesi anche nel caso di parto gemellare.

Chi ha figli va in pensione prima?

Alle mamme è concesso andare in pensione di vecchiaia 4 mesi prima per ogni figli avuto. Nel limite massimo di 12 mesi per le donne che hanno avuto 3 o più figli. Si potrà, quindi, accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni ed 8 mesi con un solo figlio, a 66 anni e 4 mesi con 2 figli e a 66 anni con 3 o più figli.

Quanto vale un figlio per la pensione?

Il bonus previsto dalla legge Dini (la 335 del 1995) offre alle donne lavoratrici uno sconto sull'età pensionabile per ogni figlio fino a un massimo di 12 mesi per chi ne ha 3. Quindi di 4 mesi per ogni figlio.

Quanto mi costa un anno di contributi?

Contributi volontari lavoro dipendente.